Si sente tuttora il triste fruscio di gufi e cornacchie in fuga.
Il Governo ha vinto la gara della “manovra”, alla vigilia definita da tutti difficilissima.
Legittimo l’orgoglio di Giorgia Meloni e del Ministro responsabile Giancarlo Giorgetti, che non è un “panchinaro”, dato l’egoistico, anche se legittimo rifiuto dei “superesperti”: conosciamo l’uomo, i suoi responsabili silenzi, la serietà di una costante postura istituzionale.
Quindi nessuna sorpresa: ne onoriamo i meriti rapportati ai risultati.
Il Presidente Meloni continua, intanto, nello stile saggio di concretezza, e, conclusa la maratona, si è dedicata nella conferenza stampa con calibrato intreccio tra ironia e puntualità di contenuti a una pioggia di domande, molte al curaro avvolto in confezione elegante.
Ci soffermeremo a quella che doveva essere la trappola: la natura dei rapporti col Movimento Sociale Italiano.
Aveva già grottescamente martellato il segretario di quel PD barcollante durante la campagna elettorale: “Si tolga la Fiamma” dalle insegne di Fratelli d’Italia.
L’ipocrisia sgangherata, invece di controllare le liste degli alleati superstiti che distribuivano i “santini” dell’icona degli “oppressi” rappresentati dal sig. Soumahoro, dagli stivali infangati, il Letta si impegnava ancora a chiedere la rinuncia alla storia d’Italia.
Così è, per come ha esemplarmente risposto, il Presidente del Consiglio: “Il MSI ha traghettato verso la democrazia milioni di italiani sconfitti dalla guerra, un partito della Destra democratica, che ha sempre rispettato la Costituzione, contribuendo a eleggere presidenti della Repubblica e a formare governi democratici”.
È o non è storia delle nostre istituzioni? Possono ancora scavare fossati per le nuove generazioni coloro che hanno espresso nelle loro liste fior di galantuomini detti ora “socialisti job”, brevettatori del traffico di influenze in Europa per l’operazione di sartoria democratica per Stati insensibili a libertà, diritti e rispetto umano e civile verso popoli usati come i Faraoni operavano quando costruivano piramidi, insensibili persino alle fatiche umane?
L’Italia di oggi vede responsabilità e competenze già dimostrate da una giovane donna, settima nel mondo quale personalità politica, alla testa di una coalizione a cui si permettono di contestare di non avere realizzato in pochi giorni quello che loro non hanno tentato di fare da un’eternità di potere cialtronesco. Ma dove è finito il pudore?
La lapide la colloca un onesto giornalista non “governativo”, Fabio Martini: “Un PD senza sentimenti in campagna elettorale, goffissimo dopo”.