La politica viene dopo. Prima c’è il rispetto al costume nazionale, cronaca e storia di un popolo.
Conosciamo il deserto, il difficile attraversamento, la forza delle idee che sostituiva pane e acqua nell’interminabile percorso. Ci assisteva la considerazione degli avversari tutti implacabili, molti corretti.
Giorgio Bocca, forse per cancellare il passato fascista, considerato uno dei più efficaci polemisti di sinistra, scriveva dell’irriducibile “Movimento Sociale”, e, in particolare, della classe dirigente e dei militanti: “Attenzione non sottovalutateli. Questi ci credono”, e la signora delle istituzioni, Nilde Iotti, ammirata Presidente della Camera, ammoniva al rispetto del buono nei programmi avversari e alla critica ordinata e corretta dei temi condivisi; Luciano Violante, il più intelligente in quel seggio, si mostrò aperto al tentativo di pacificazione dei combattenti opposti, perché torti e ragioni finalmente si confrontassero con più civile tolleranza.
Ho rassegnato i personaggi di ideologia opposta proprio per avere testimonianza a sostegno della necessità di tregua di ogni furore.
Speranza sino ad oggi delusa.
Giorgia Meloni ha sbaragliato le previsioni avversarie che con sufficienza le concedevano una buona affermazione.
Vinse, stravinse, alla testa di una coalizione che completava la legittimazione a governare.
Il fronte degli sconfitti si frantumò, quando occorreva strategia comune per la critica forte e civile delle politiche del nuovo governo.
Il mondo dell’informazione, in maggioranza, si esibì, e tuttora continua, in grottesche polemiche sul numero delle mosche e sul destino delle piante grasse: l’ironia è tentativo di caritatevole denuncia per la inconsistenza e il livore permanenti.
A governo non insediato si iniziò il fuoco di batterie di “opinionisti” intossicati e lividi, incapaci di elaborare il lutto della sconfitta e proporre programmi seri e sostenibili.
Rovesciarono sui “nuovi”, tutte le inadempienze dei predecessori, senza un velo di pudore logico per la belluina critica che pretendeva soluzione a una autentica montagna di problemi da risolvere con un minimo di respiro.
Abbiamo scritto senza fiele, ma con l’obiettività consentita che la pratica della lunga opposizione ci ha insegnato.
Perché ogni onesto cittadino che ha votato per il nuovo corso deve sentirsi offeso, per avere contribuito al successo.
L’attacco volgare e ottuso non è contro una coalizione, ma contro milioni di elettori che ne hanno determinato l’esito.
La nuova compagine non è arrivata con brogli o violenza al potere; quelli che hanno governato per oltre dieci anni senza vincere mai, meditino e operino.
Rispettando anzitutto il padrone di casa: il popolo elettore.