Si può fare uno spettacolo teatrale ispirato a Federico Fellini senza scadere nel didascalico, anzi ricreando il suo mondo, come in un sogno che ce lo faccia rivivere? Si, si può fare e a dimostrarlo è stato lo spettacolo ‘Otto e mezzo’- se questo è un sogno - liberamente ispirato alla gestazione che precedette la nascita del suo capolavoro cinematografico ‘Otto e ½’ del 1963. Lo ha dimostrato la regista Gisella Calì nel portare in scena la presunta nascita del film, in forma mista, tra prosa e Musical, al Piccolo Teatro della Città (una produzione di Associazione Città Teatro), accendendo i riflettori sul mondo interiore di Fellini, sulla sua angoscia esistenziale ed artistica, in un periodo particolarmente tormentato della vita del regista. Fu lo stesso artista a descrivere la sua crisi nel ‘Libro dei sogni’, quando fece ricorso ad un analista junghiano (lo psicoanalista Emilio Servadio).
Scritto e diretto da Gisella Calì, il lavoro ha sicuramente un precedente di grande successo nel Musical ‘Nine’, scritto da Mario Fratti, italiano residente a New York, insieme ad Arthur Kopit, con musiche di Maury Yeston (tratto a sua volta dalla commedia di Fratti ‘Sei donne appassionate’ del 1978) ‘Nine’ debuttò a Broadway nel 1982 e rimase in scena per ben 729 repliche, vincendo anche cinque Tony Award tra cui quello al miglior Musical. Ma non finisce qui, perché nel 2009 il regista Rob Marshall (quello del famosissimo Chicago) ne trasse un film con un cast stellare tra cui figurava anche la nostra Sophia Loren.
Con tali precedenti illustri ci si poteva aspettare, magari, un pallido rifacimento italiano, ma non è stato così. A differenza delle stratosferiche produzioni statunitensi, l’8 e ½ di casa nostra è risultato decisamente più sincero, intimo, evocativo; in altre parole ben più rispettoso dei sogni felliniani! Un omaggio con cui l’intero cast riesce a calarsi nel mondo felliniano restituendocene gli umori, le fantasie, l’estro, le ambientazioni.
Circondato dal suo universo femminile, Emanuele Puglia ci offre un ritratto del regista Guido Anselmi (dietro il cui nome si cela lo stesso Fellini) assai credibile, non tanto e non solo sul piano scenico-mimetico (cappello e sciarpa sicuramente lo evocano) ma per la capacità di ricostruirne la struggente malinconia e tutto il senso di straniante pessimismo vissuto dal regista alla ricerca di una possibile rinascita artistica, nel momento in cui temeva di aver perduto la sua ispirazione e il suo estro creativo. In un continuo confronto con le donne della sua vita riuscirà finalmente a ritrovare se stesso, compreso il suo io-bambino (il piccolo Lorenzo Aliotta). Egle Doria è la moglie Luisa (la Giulietta Masina della vita reale), severa ma sempre presente nei momenti cruciali, pronta anche a perdonare i frequenti tradimenti del marito; l’amante Carla, impersonata da una Laura Sfilio in frizzante odore di Sandra Milo; la ‘Musa’ Claudia interpretata da una Ornella Brunetto attrice e cantante di gran dote; il fantasma della saggia madre, impersonata con sottile misura da Barbara Gallo;, e poi il continuo confronto con la produttrice Liliane La Fleur, una Carmen Buffa Calleo debordante e trascinante, così come Laura Giordani che dà vita ad una esilarante ‘triade’ (la Saraghina, la Superiora, Lady Spa); ancora, c’è la pungente giornalista cui dà vita Cindy Cardillo. Tutte, da sole ed in coro (direttore di coro e vocal coach Iole Patronaggio) cantano e ballano dando consistenza e brio alla consistente parte di Musical mentre le scene ed i costumi di Vincenzo La Mendola sottolineano la ‘confusione organizzata’ tipica dei film felliniani. Tante, evidentemente, le dirette citazioni dal film 8 e ½ ma non mancano riferimenti (palesi o latenti) alla sua sterminata filmografia, da ‘Casanova’ a ‘La città delle donne’ ad ‘Amarcord’. E non poteva mancare il festoso girotondo circense, sull’immortale musica di Nino Rota, con cui si chiude il film ed anche la piece di Gisella Calì, tra i battimani di un pubblico divertito e contento.