A risultati definitivi, si diceva una volta: “L’astensionismo colpisce soprattutto la destra, la sinistra è come una chiesa”.
Oggi la “chiesa” è priva di tetto e vive, assieme al “centro”, la stagione dell’eutanasia.
Il tempo torna galantuomo: non si poteva campare di equivoci e menzogne.
Contro il governo di centrodestra hanno scagliato tutto: l’elenco sarebbe ovvio e, a volte, miserabile.
Ecco il punto: l’astensionismo è soprattutto di centrosinistra, perché la mancanza di una opposizione seria e credibile ha portato l’elettorato all’allontanamento dalla politica.
Ma può seriamente pensarsi che non sia fenomeno psichiatrico assistere allo scorrere di mesi perché il maggiore partito del centrosinistra, acefalo per le dimissioni del già dimenticato Letta, si disponesse a celebrare un congresso? Che fuggisse dal comizio di chiusura, dove era assente, a Roma, il capolista?
Il Nume della politica si è finalmente ricordato di allentare la morsa sul centrodestra, che come molla liberata, è scattato verso la vittoria, definita “schiacciante” o “imperiosa” dai giornali senza isterismi e curaro.
Con una appendice fortunata: gli alleati di Fratelli d’Italia sono stati premiati e non fagocitati dal “ciclone Giorgia”, così condividendo il positivo tagliando dei cento giorni di governo.
Nello specifico: il PD è il meno perdente, anche perché anemico a tal punto da non potersi permettere ulteriori emorragie.
Convalescente, impatterà col prossimo (ancora?) congresso per la scelta del segretario, che erediterà un panorama senza sorrisi: lagrime e sangue.
Il “centro” ci ricorda l’espressione filmistica di un boss della malavita americana: “chiacchiere e distintivo”, per significare la presenza del vuoto supponente: deludente Calenda, che si è affidato a stabilire il peso del fumo, astutamente poco presente Renzi, che, per essere esperto in disastri, ha abilmente fiutato l’aria della sconfitta.
Resta il vaniloquente Conte, che affrontava l’elettorato con l’aria del bullo, con spocchia irritante, dopo la verginità politica perduta, per essersi dedicato a tutte le esperienze, sotto tutte le bandiere, divulgatore del “Kamasutra” delle alleanze.
Gli analisti, tutti, lo quotavano per risultati migliori, I “numeri” l’hanno ricondotto alla realtà: un improvvisatore borioso, il potere per il potere, comunque.
Restano i vincitori.
Davanti a giganteschi problemi pronti con gigantesca energia.
Giorgia Meloni tiene saldamente il timone anche al cospetto della cafonata politica del recente mancato invito di Francia e Germania.
Ha tenuto botta, ricordando Dante: “guarda e passa”. E’ rimasta in postura davanti al furore “istituzionale” delle vergini violate dal centrosinistra per ogni evento vestito da “attentato alla Costituzione”, con minaccia di mozioni di censura, tutto evaporato perché gonfiato oltre la dimensione teatrale.
Così rafforzato il governo tornerà in un compito che avrebbe schiantato chiunque; ma il presidente del Consiglio rispetta l’assicurazione data a Milano a un sostenitore che l’aveva invitata a tenere sempre alta la testa: “non te preoccupà” fu la risposta.
Ha detto Elly Schlein, concorrente alla segreteria del PD: “Il PD è carbonizzato”. Noi la
crediamo.