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Randazzo, arriva la commissione prefettizia, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose

2023-03-21 18:33

Giuseppe Portale

Cronaca, Politica, Focus,

Randazzo, arriva la commissione prefettizia, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose

L’avviso di garanzia a suo tempo recapitato ai tre per corruzione elettorale ha fatto gettare più di un pesante sospetto sull’attività amministrativa e politica

Era dalla fine dello scorso mese di ottobre che nell'aria di Randazzo si fiutava l'arrivo dei commissari prefettizi, che avrebbero dovuto vedere cosa stesse all'interno del Comune. Da quando, cioè, nel quadro dell'inchiesta "Terra bruciata" coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia etnea, erano emersi dei sospetti di collusione e di compravendita di voti, che sarebbe avvenuta nelle elezioni amministrative del giugno 2018, fra il sindaco Francesco Sgroi ed alcuni gruppi parecchio chiacchierati della zona. Solo sospetti, per carità! Tuttavia vi erano delle ben precise intercettazioni in merito. 

Le indagini, infatti, avrebbero fatto emergere come proprio in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Randazzo del 2018, vi fossero state delle vere e proprie interferenze da parte di uno dei gruppi criminali della zona sull’amministrazione comunale e, in particolare, su tre rappresentanti del Comune di Randazzo, ovvero Francesco Sgroi, all’epoca delle indagini e tuttora sindaco in carica, Carmelo Tindaro Scalisi, già vicepresidente ed attuale Presidente del consiglio Comunale, e Marco Crimi Stigliolo, consigliere comunale nella precedente amministrazione, anch’essa guidata dal sindaco Sgroi. 

L’avviso di garanzia a suo tempo recapitato ai tre per corruzione elettorale ha fatto gettare più di un pesante sospetto sull’attività amministrativa e politica dell'Ente. Sotto i riflettori degli inquirenti vi sono le elezioni comunali del 2018, e non solo quelle, mentre due degli indagati, Sgroi e Scalisi, sono attualmente ai vertici dei ruoli istituzionali del Comune. 

Nelle oltre 300 pagine dell’ordinanza firmata a ottobre 2022 dal Gip di Catania, Daniela Monaco Crea, vi sarebbero alcune intercettazioni che, se confermate, lascerebbero trasparire «inquietanti» contatti tra i politici locali e gli esponenti di uno dei clan mafiosi della zona. Precisamente – come si legge nel capo di imputazione – i politici locali avrebbero promesso ad alcuni membri di alcune consorterie poco limpide, e ad alcuni parenti di consiglieri, in cambio di un pacchetto di voti, un posto fisso nella ditta dei rifiuti “Ecolandia”, che sino a non molto tempo fa gestiva il servizio raccolta e smaltimento rifiuti della città. Ed in più, a qualcuno avrebbero promesso anche un alloggio popolare. Promesse che – si dice – ma è ancora tutto da verificare, sarebbero state fatte anche ad altre persone le quali da molto tempo non pagano i relativi canoni di affitto né al Comune né all'Istituto autonomo delle case popolari di Catania, tanto da indurre gli stessi Enti a dover procedere legalmente per il recupero di quanto dovuto.

Il Gip nella sua ordinanza descrive un clima molto «pesante» che si respira a Randazzo, dove sarebbe stato «risaputo che Sgroi avesse comprato i voti e promesso favori che non aveva poi concesso». Una foto che diventa più nitida leggendo alcune delle intercettazioni oggetto di attenzione da parte della procura. A marzo 2019, infatti, uno degli indagati, discuteva con un altro del caso di un ambulante a cui sarebbe stato promesso un posto fisso per un chiosco ed invece «aveva ricevuto un controllo della polizia municipale». Cosa di cui si era poi anche lamentato con l’ex presidente del Consiglio comunale. 

Ed è sempre lo stesso indagato che, dopo le elezioni avrebbe ottenuto un contratto a tempo determinato alla “Ecolandia”, il protagonista di un’altra conversazione in cui evidenzia come il sindaco Sgroi non potesse tirarsi indietro rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale: «Vedi che io mi sono dovuto calare…ho portato bei voti!… Tu ora devi corrispondere… ». 

Ed è in questo inquietante scenario che va ricercata la nomina, e l'avvenuto arrivo proprio in questi giorni, al Comune di Randazzo, di tre commissari inviati dal prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, su delega del ministro dell'Interno, proprio per “verificare l’eventuale sussistenza, o meno, di elementi concreti, univoci e rilevanti su eventuali collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”. La stessa Commissione, come si legge in una nota di Palazzo Minoriti, così come disposto dal Testo Unico sull’Ordinamento degli Enti locali, dovrà terminare gli accertamenti entro tre mesi, rinnovabili una sola volta per un ulteriore periodo massimo di altri tre mesi, rassegnando poi al prefetto le proprie conclusioni. 

Certo è che da ormai tanto tempo a Randazzo non si respira una gran bella aria. Basti pensare che Michele Mangione, sindaco di Randazzo dal giugno 2013 al giugno del 2018, aveva dovuto segnalare più e più volte alla Prefettura di Catania come certe frange delinquenziali, anche artatamente pilotate, stessero per mettere le mani sulla città, chiedendo più di un incontro al rappresentante del Governo per la sicurezza, l'ordine pubblico e per la legalità. 

"Da diversi anni a questa parte – scriveva già Mangione al Prefetto di Catania addirittura nel settembre del 2014 – come Ella certamente saprà, si sono riscontrati sempre più numerosi ed inquietanti segnali negativi, premonitori di una sempre più preoccupante recrudescenza di fenomeni delinquenziali e malavitosi sia in città che nelle campagne in territorio di Randazzo. Così come troppi risultano, ormai, gli episodi delinquenziali registrati proprio in questi ultimi tempi, con furti, rapine, percosse, pestaggi, danneggiamenti, incendi, reati contro la persona ed il patrimonio sia individuale che comunale, nonché chiusura e appropriazione, da parte di pastori, di strade rurali e vicinali nonché di terreni comunali, oltre agli episodi di spicciola delinquenza che quasi quotidianamente si registrano sia in città (ai danni di persone, negozi, stazioni di servizio, attività produttive varie), sia nelle campagne. Episodi che sempre più contribuiscono ad accrescere il clima di tensione e di preoccupazione nei miei concittadini”.

Ed anche il consiglio comunale in carica fra il giugno 2013 e lo stesso mese del 2018 si dichiarava fortemente preoccupato di quanto stava già avvenendo in tutto il territorio di Randazzo, tanto da convocare un'apposita seduta consiliare, tenutasi nel mese di novembre del 2014, nella quale adottava una ben precisa mozione da inviare non solo alla Prefettura di Catania, ma anche al Ministero dell'Interno, alla presidenza del Consiglio dei ministri, alla Commissione parlamentare antimafia, alla Presidenza della Regione Siciliana, alla Direzione distrettuale antimafia, alla Procura della Repubblica etnea ed alla locale Compagnia carabinieri.

Anche in quel caso – come si legge nello stesso documento consiliare adottato insieme alla Giunta guidata dal sindaco Michele Mangione – dopo aver amaramente preso atto del disagio sempre più diffuso nella popolazione, invitava tutti gli organi preposti ad attivarsi in ogni senso ed in ogni modo per garantire una maggiore sicurezza alla città ai suoi abitanti ed ai suoi ospiti. Scoraggiamento e disagio che si riscontra ancora oggi un po' in tutta la città ed in tutto il suo territorio circostante, campagne comprese.

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