La ripresa della pubblicazione de “I Vespri”, rivista fondata dal compianto professor Carmelo Rapisarda, limpida figura di uomo di cultura e politico illuminato della nostra Sicilia, coincide con il rilancio dell’attenzione sul Mezzogiorno.
La Banca d’Italia nel suo rapporto di fine giugno ha rappresentato che “la questione meridionale è diventata ancor di più chiaramente parte di una questione nazionale” e il premier dimissionario Draghi ha affermato “Vogliamo che il Mezzogiorno torni ad avere centralità che merita in Italia e in Europa”.
Belle parole si potrà dire, considerato che nel decennio tra il 2010 e il 2020 il divario tra Nord e Sud si è ulteriormente allargato e oltre due milioni di abitanti, soprattutto giovani laureati e diplomati, hanno lasciato le terre del Meridione, provocando un collasso demografico e una spoliazione intellettuale, con il risultato che le politiche economiche dell’austerity dopo il 2010, hanno colpito in modo particolare il Mezzogiorno.
Un quadro desolante quindi, aggravato dall’assenza di un disegno strategico di politica industriale e senza il perseguimento del necessario obiettivo di perequazione infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese.
Senza dimenticare che incombe lo sciagurato disegno di legge sull’autonomia differenziata del ministro Gelmini, che se approvato provocherebbe un ulteriore allargamento delle distanze socio-economiche tra Nord e Sud, una vera e propria secessione “soft”, contraria ad ogni visione di solidarietà territoriale, che avrebbe lo stesso significato dell’autodafé dell’Inquisizione spagnola: una sentenza pubblica di condanna definitiva del nostro Meridione.
C’è bisogno che le istituzioni regionali del Sud assumano iniziative politiche concrete, mobilitando i parlamentari meridionali, a prescindere dalla logica degli schieramenti, invero abbastanza labile in questa fase politica, in una battaglia unitaria contro il ddl Gelmini e lanciando la sfida dell’efficienza, eliminando una burocrazia arcaica e sovente corrotta, costruendo progetti integrati transregionali nel Meridione per evitare che i fondi del PNRR si perdano i mille rivoli contrari alla necessaria logica di sistema, costituendo una banca d’investimento meridionale e, naturalmente, non abbassando la guardia nel contrasto alla criminalità organizzata.
Insomma, c’è bisogno che il nuovo meridionalismo - che proprio Carmelo Rapisarda vedeva come l’approdo per una rilettura in chiave di attualità dell’Autonomia siciliana, per legare la nostra Isola all’Italia e all’Europa, trasformandola nella piattaforma logistica euromediterranea - abbandoni vecchie retoriche, in favore di una buona politica con una moderna cultura di governo, basata su riformismo e civismo.