Dall’1 al 9 marzo il Teatro Massimo Bellini si immerge nella contemporaneità presentando, nel corso della stagione lirica 2024, due titoli del compositore milanese Marco Tutino; e se il primo, “La lupa” su libretto di Giuseppe Di Leva tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga, risale al 1990 ed ha girato in lungo ed in largo con notevole successo, il secondo rappresenta una prima assoluta essendo stato appositamente commissionato dall’ente etneo. Si tratta de “Il berretto a sonagli”, liberamente tratto dalla commedia di Luigi Pirandello, libretto di Fabio Ceresa, a completare così un ‘dittico’ dedicato ai più grandi scrittori siciliani.
I due allestimenti sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel foyer del teatro alla presenza dell’autore, Marco Tutino, del regista Davide Livermore, del direttore artistico (e direttore d’orchestra dei due lavori) Fabrizio Maria Carminati e del sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano. Erano altresì seduti al tavolo il Sindaco di Catania (e presidente del Cda) Enrico Trantino e il direttore amministrativo del Bellini Salvo Vicari, coordinati dalla giornalista Caterina Rita Andò mentre in sala assistevano diversi componenti del cast vocale.
La messa in scena della Lupa e del Berretto a sonagli rappresenta, per il compositore e i suoi librettisti un’occasione, pur partendo da Verga e Pirandello, per realizzare uno spettacolo di denuncia sociale ponendo al centro le figure di donne in grado, con la loro forza e capacità di autodeterminazione, di scardinare le storture della società pagandone anche un prezzo altissimo (la morte o la perdita della libertà). Così nella Lupa, la cui ambientazione viene spostata dall’originario ambito rurale ad una metropoli devastata dalla corruzione, è l’ossessione amorosa di Nanni Lasca a produrre le cause per il conclusivo e brutale femminicidio. Nel Berretto a sonagli è il tema della mafia ad assurgere a protagonista, laddove Beatrice, tradita dal marito con la moglie di Ciampa diventa, più che accusatrice del tradimento del marito, implacabile accusatrice di un Ciampa qui trasformato in boss mafioso, fino ad accettare l’accusa di pazzia per mantenere il proprio onore e la propria dignità.
Quasi in contrappasso all’attualità dei temi trattati si colloca la musica di Marco Tutino che, abbandonati gli stilemi delle avanguardie del secondo Novecento, ha intrapreso un percorso di ‘recupero’ della tonalità, non nascondendo nei fatti una vera e propria ostilità nei confronti di ogni sperimentalismo.
Nei ruoli principali canteranno il soprano Irina Longu, il mezzosoprano Nino Surguladze, il tenore Sergio Escobar e il baritono Alberto Gazale.