“Mr Halpern e Mr. Johnson” del drammaturgo inglese Lionel Goldstein diventa “I cambi di stagione” nella traduzione italiana e adattamento compiuto dal regista messinese Francesco Calogero, in prima nazionale. Nuova avventura produttiva per Orazio Torrisi e il suo Teatro della città, inserita nella stagione del teatro Brancati, diretto da Tuccio Musumeci.
Nato nel 1983 come film per la Tv (per il canale televisivo HBO) e interpretato da Laurence Olivier e Jackie Gleason con la regia di Alvin Rakoff, il film fu poi più volte ripreso ed adattato per il teatro ma solo adesso giunge in Italia.
Si tratta dell’esordio registico in teatro per Francesco Calogero, impegnato ed affermato cineasata (nei circuiti non proprio popolari) fin dal suo esordio, nel 1983, con “La gentilezza del tocco” fino all’ultimo successo, pluripremiato, con “Seconda primavera” (del 2015). Ed un taglio in parte cinematografico sembra avere la sua rilettura de “I cambi di stagione”, con l’utilizzo di proiezioni (visual artist, Giovanni Bombaci con la partecipazione di Tania Luhauskaya; foto di scena, Giuseppe Contarini; grafica, Valeria Trimboli) che rievocano un vialetto al di là del cimitero dove si incontrano i due protagonisti; vialetto che rievoca la versione filmica di Rakoff nel quale si incamminavano i due protagonisti alla fine della piece, qui ampiamente riutilizzato per evocare le due figure femminili mai presenti in scena – oltre a Maria Flora anche l’amante di David, Elena – (ma costantemente nel ricordo dei due uomini). Il cancelletto si rifà vagamente all’ingresso di Auschwitz, dal quale era scampato il padre di Flo/Maria Floria, il quale aveva negato il matrimonio con il tedesco Ernesto, accettando invece l’ebreo David.
Lo spettacolo racconta di due uomini non più giovani, Ernesto e David, che si conoscono in un cimitero ebraico, uomini molto diversi per carattere, estrazione sociale e credo religioso, eppure c’è qualcosa che li unisce; Maria Floria, appena deceduta, moglie per un quarantennio dell’ebreo David ma al contempo profondamente unita per lo stesso periodo (anzi per tre anni in più) al cattolico Ernesto (per il quale, invece, prevale il più affettuoso diminuitivo ‘Flo’) . Le reciproche rivelazioni sono destinate a sconvolgere le loro vite. Ci siamo mai chiesti se i nostri partner hanno giardini segreti? E noi, se li abbiamo, perché sentiamo l’esigenza di farlo? In altre parole, il tradimento avviene solo in presenza di una relazione fisica, o lo è altrettanto quando il rapporto sentimentale è platonico? E di questo amore, cosa resta dopo la morte? Il duello verbale tra i due uomini in scena offre continui ribaltamenti di ruolo: una volta firmata la tregua emotiva, impossibile determinare chi sia stato veramente fedele alla donna e chi l’amava di più.
Goldstein non prende le parti di nessuno dei due, lascia il tema alla riflessione del pubblico dopo avere esposto un sottile e profondo dialogo fra i due che porterà, dopo una lunga difficoltà nell’accettarsi, ad un’amicizia basata sulla ‘pace emotiva’.
Altamente partecipata e assai coinvolgente la prestazione attoriale dei due protagonisti, Maurizio Marchetti (Edoardo) e Antonio Alveario (David), anch’essi messinesi e ben noti al pubblico per svariate interpretazione in film e serie TV di successo.