Ci risiamo. Nel nome del “povero” Vincenzo Bellini ricomincia la grande confusione. Una vera e propria farsa. Da una parte, qualla di Enrico Castiglione, è annunciato il Festival Belliniano che il 20 settembre terrà al Teatro antico di Taormina il “Bellini Opera Gala”. E ci viene in mente che è stata questa, più di tutte le altre, un’estate piena di “gala”. Una parola magica da aggiungere a un titolo qualunque e tutto diventa stellare a prescindere dagli interpreti sul palcoscenico. Dall’altra parte “Belliniana” dal 14 al 28 settembre un “omaggio al Cigno di Catania” una serie di eventi tra Catania e Messina al quale veniamo invitati a “prenotare l’ ingresso gratuito”. Il Festival belliniano, lo sappiamo, appartiene per sentenza al regista Enrico Castiglione che negli anni ha costretto a cambiar nome tutto quello che nel nome di Bellini veniva organizzato dall’Assessorato regionale al Turismo. E così “Belliniana”, ultima trovata, non è mai stato un vero e proprio festival dedicato a Bellini anche perché ha dovuto più volte, per sentenza del tribunale, cambiare nome. Nel 2019 si chiamava “Bellini Renaissance” (stoppato), e poi ancora Bellin(IN)fest (stoppato). E’ stata poi la volta di Bic, non la famosa penna a sfera che tutti abbiamo avuto masticandone il cappuccio, ma “Bellini International Context” (stoppato). E adesso siamo arrivati alla “Belliniana”. Personalmente credo, ma è la mia opinione, che il nome di Bellini non possa essere rinchiuso nelle carte bollate delle sentenze di un tribunale. Ma così è. O è stato fino a questo memento. Sentenze che dicono che a Catania un Festival belliniano esiste già e non se ne può fare un altro. Certo un Festival belliniano senza la collaborazione delle istituzioni regionali e cittadine e soprattutto senza la partecipazione/collaborazione del Teatro Vincenzo Bellini ci sembra un festival quanto meno zoppo. Più che zoppo. Nella storia di Catania ci fu un momento in cui i festival belliniani erano addirittura tre. Quello di Castglione, uno organizzato per conto della Regione dal maestro Veronesi e uno del teatro. Ad onor del vero il sindaco di allora Enzo Bianco tentò, ma sarebbe meglio dire fece finta, di mettere ordine. Convocò una conferenza stampa nella sala Giunta del Comune e disse a tutti che il Festival belliniano sarebbe stato da quel momento uno e uno solo e avrebbe avuto Enrico Castiglione, al fianco di Bianco, direttore artistico. La fine di un incubo? Macchè. L’ennesimo bluff di Bianco. Quella nomina non ebbe seguito malgrado le sollecitazioni, per iscritto, di Castiglione e tutto restò come prima. Poi un altro tentativo fu fatto da Manlio Messina quando era assessore regionale al Turismo e voleva rilanciare il Bellini festival. E ne parlò più volte con Castiglione. Un accordo sembrava vicino ma poi qualcosa (non so esattamente cosa) fece saltare tutto e si andò a finire in tribunale. E le sentenze, al momento, hanno sempre dato ragione a Castiglione. Un festival belliniano già esiste non se ne può organizzare un altro e nemmeno qualcosa che gli somigli. E a pagare, oltre al maltratto Bellini, sono i catanesi, o i siciliani e tutti i melonami che seguirebbero volentieri un “solo vero festival”, come tutti gli altri del resto dedicati a Verdi o a Puccini per citarne qualcuno, e potesse contare su promozione pluriennale e contributi adeguati.
Adesso credo si sia litigato abbastanza e le parti, accantonando rancori e presunzione, devono incontrarsi, sedersi, ragionare e mettere fine a una telenovela che da qualsiasi parte la si guarda è quanto meno imbarazzante. Proprio così, tocca alla politica trovare una soluzione. Che si abbia rispetto di Bellini quantomeno.