Ci sono due commediografi italiani contemporanei il cui successo in scena ha travalicato i confini nazionali rendendoli tra i più rappresentati in assoluto. Anche a Catania i loro lavori sono conosciutissimi grazie alle svariate proposte del teatro Brancati che pare averli ‘adottati’. Stiamo parlando del romano Gianni Clementi e del pavese Edoardo Erba. Del primo si ricorderà quanto meno ‘Ben Hur’, ‘Grisù, Giuseppe e Maria’, ‘Barberia’, ‘Il cappello di Carta. Del secondo, tra gli altri, ‘Vizio di famiglia’, ‘Senza Hitler’,’Muratori’. Scritta nel 2019, giunge adesso sulle scene del Brancati, ‘Maurizio IV – un Pirandello pulp’ di Edoardo Erba, una commedia che sembra fatta apposta per le corde ironiche e, a volte, surreali di due attori catanesi che, da qualche anno, costituiscono una coppia artistica affiatatissima, Emanuele Puglia e Cosimo Coltraro.
Certo, i toni non sono quelli dello scrittore girgentano ma c’è comunque una sottile linea che attraversa l’intera commedia evocandone i temi e le idee mentre, parallelamente, emerge sempre più la figura del regista contemporaneo sempre più aduso a stravolgere i classici sovrapponendo le proprie bizze ed idiosincrasie ai testi che affronta.
Maurizio è un regista che sta per mettere in scena il “Gioco delle Parti” di Pirandello aiutato da un tecnico appena assunto come elettricista (datore di luci), Carmine, siciliano di mezza età, che non sa nulla dello spettacolo. Pur di lavorare il meno possibile, Carmine si mette a discutere ogni dettaglio. Le sue idee sono talmente innovative che spingono Maurizio a pensare a una regia completamente diversa: un Pirandello pulp. Progressivamente i ruoli fra i due si invertono: Carmine prende in mano la situazione rivoltando la commedia pirandelliana, riscrivendola con un linguaggio e delle situazioni sempre più trash e Maurizio lo asseconda. Eppure non tutto è come sembra, e la scoperta di inquietanti verità scuote i precari equilibri e fa precipitare la commedia verso un finale inaspettato. La chiave di lettura si nasconde già tra le righe del titolo; Maurizio IV ammicca chiaramente all’Enrico IV, altra celebre commedia pirandelliana in cui il protagonista, avendo battuto la testa cadendo da cavallo, impazzisce identificandosi nel personaggio che in quel momento stava interpretando, scegliendo successivamente di continuare consapevolmente la finzione pur essendo rinsavito.
Allo stesso modo si scopre che Maurizio ha assunto i panni di un regista, assecondato da parenti ed amici che gli hanno messo a disposizione una sala teatrale diventata ormai il suo consapevole rifugio dal mondo. Come nell’Enrico IV Maurizio finirà per compiere un omicidio assassinando il povero ‘figurante’ elettricista.
Emanuele Puglia, nei panni di Maurizio, e Cosimo Coltraro, in quelli di Carmine, guidati dal regista Federico Magnano San Lio, risultano esemplari nel dar vita all’intrigante coppia di personaggi nati dalla penna di Edoardo Erba. Divertimento assicurato per il pubblico presente non mancando, peraltro, gli spunti di riflessione sul gioco di maschere suggerito dallo scrittore agrigentino e sul suo lascito alla posterità.