In Italia da diversi anni si assiste ad un fenomeno singolare che fa sì che si realizzino delle lievitazioni improvvise e di notevoli entità per delle forze politiche che poim nel giro di un periodo di tempo relativamente breve, si sgonfiano. Questo Paese era abituato, al di là della stabilità dei governi, a ben altre certezze. Si sapeva che c’era un partito di maggioranza, la Dc, e un partito di opposizione, il Pci, e c’erano anche tutte le componenti espressioni delle diverse tradizioni politiche italiane che, nell’ambito del gioco democratico, svolgevano il loro ruolo. Ma per tanti anni tutti riuscivano a tenere il punto, nessuno chiudeva bottega, i cosiddetti cambi di casacca erano rari e, quando avvenivano, destavano scandalo. Poi, tra il 92 ed il 94, la stagione dei girotondini e di tangentopoli distrusse un assetto politico basato sull’esistenza dei partiti tradizionali. Dalle ceneri di quel passato è nato un sistema certamente nuovo e diverso, ma che, se si guarda con specifica attenzione alla natura intrinseca della politica, probabilmente non può definirsi migliore del precedente. Se l’obiettivo dei partiti è immutato, cioè la conquista della rappresentanza e del potere, il proliferare di simboli e simboletti, di formazioni che aprono e chiudono sedi ad ogni tornata elettorale e i massicci cambi di casacca, creano un profondo disorientamento nel cittadino elettore, che, anche per questo, finisce col disertare le urne. Sullo sfondo c’è il grande tema dei contenuti. Al tempo dei partiti tradizionali c’era una piattaforma generale che comprendeva storia, tradizione, ideologia, linee programmatiche, obiettivi strategici, che ogni partito aveva e nell’ambito della quale ci si poteva muovere con sicurezza. Oggi i partiti si muovono come carri ferroviari senza binari, seguono i sondaggi, non dicono quello che è giusto fare, ne quello che corrisponde alle loro reali intenzioni, ma quello che la gente vuol sentirsi dire. Quando sono al Sud sono meridionalisti, al Nord vogliono l’Autonomia differenziata, tutti difendono la Sanità pubblica, ma si scivola verso quella privata, grande rispetto per il Presidente della Repubblica, ma gli si confeziona una proposta di legge sul premierato che, ufficialmente servirebbe per la stabilità dei governi, dicono di volere più autonomia dall’Europa ma si svenano per partecipare alle elezioni europee sperando, al di là del finto scetticismo che ostentano, di entrare nella vera stanza dei bottoni continentale. E si potrebbe continuare con elenchi di situazioni che non risparmierebbero neanche coloro che oggi stanno all’opposizione. Appare chiaro che un pensiero politico debole, come è quello che si appalesa oggi in tutto lo scenario italiano, a cui corrisponde un retro pensiero di tanti leaders, spesso anche malcelato, rendono fragile un Paese che, con i gravi problemi che ci sono sul tappeto, avrebbe bisogno di risposte vere e urgenti da tutte le articolazioni dalla Politica.