Cosa sarebbe Taormina senza il Teatro greco? Un paesino di 11mila abitanti con un paesaggio mozzafiato, come ce ne sono tanti in Sicilia e nel Mezzogiorno d’Italia. Ma qui il Teatro c’è, ed anche se non ha la vocazione per la drammaturgia, come Siracusa, tramite Taormina Arte ha raggiunto livelli eccellenti nel campo della cinematografia e dello spettacolo. Ciò che però è avvenuto alle ultime elezioni amministrative, cessato il suono dei tamburelli, fa scendere sulla Perla dello Jonio un clima di incertezza, quasi di timore per quello che potrà avvenire. Ci sono già alcuni segnali che fanno sussurrare a qualcuno che i taorminesi si sono disfatti di un sindaco e si sono dotati di un padrone. De Luca vuol fare la verifica di eventuali pendenze fiscali col Comune di Taormina di Assessori e Consiglieri comunali. La qual cosa viene sbandierata come esempio di grande rigore e di inflessibilità. Poi dice che i furgoni che riforniscono i negozi devono completare le operazioni di carico e scarico entro e non oltre le ore 8 del mattino. Fa sapere inoltre che si farà installare un letto nella stanza del sindaco per dormire anche la notte ed essere sempre pronto a effettuare controlli a sorpresa on demand o per propria iniziativa. Questo per accreditare, agli occhi di quanti in buona fede lo hanno votato, l’immagine di “un sindaco sceriffo”, come ha fatto all’inizio del suo mandato sia a Santa Teresa Riva che a Messina. Resta da chiarire, allo stato attuale, solo qualche piccolo dettaglio, se vuole rimanere attaccato a Taormina come una cozza allo scoglio, come farà ad assolvere ai suoi compiti di deputato regionale e di capo di una formazione politica che deve faticare non poco per superare la soglia di sbarramento del4% vigente per le elezioni europee? Sono solo i primi indizi di una situazione che sulle ali della novità è stata sottovalutata, ed è stata vissuta quasi come una bravata goliardica andata a buon fine ai danni di un personaggio d’altri tempi. Ma probabilmente la vera esigenza di De Luca potrebbe non essere di fare l’Amministratore, anche bravo come lui ama definirsi, ma di dimostrare, anche all’esterno, che è lui che comanda. Questo, nel tempo potrebbe determinare il cambio di passo dalla commedia all’italiana, come è oggi, al dramma, come quando al Teatro Antico si rappresentavano le opere di Sofocle e c’era, anche allora, un Creonte che voleva imporre la “sua” legge e Antigone che gli si contrapponeva come paladina di umanità, di giustizia e di democrazia. A distanza di secoli, la Storia sembra ripetersi, ma con le dovute varianti, perché ancora sulla scena Antigone non è pervenuta.