“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatum est”. Per i pochi o i molti che non hanno dimestichezza con il latino: “Mentre a Roma si ciarla, Sagunto è stata espugnata”.
Direbbe lo spiritello: “Ma ciarla è la radice di ciarlatano, dello specialista nell’abbaiare alla luna?” La risposta è nella domanda.
Davanti al fragore delle fiamme dei problemi, le opposizioni se riunite in un progetto costruttivo, potevano sperare nella riflessione di qualche italiano che non si era recato a votare.
Invece, gli amici involontari di Giorgia Meloni, leader del centro destra, a volte eccessivamente guicciardiniana, alla ricerca cioè del “particulare”, ma sempre in formazione compatta nella concretezza delle soluzioni, comuni alla coalizione, gli oppositori dibattono sui nomi per le varie “caselle” di pertinenza delle minoranze, arrivando alla frantumazione dell’atomo con la scelta di diversi candidati dello stesso “cartello”, per ricoprire un solo incarico.
Letta, sempre nel ruolo dello “spirdato del presepe” noto in Sicilia, riesce a impiantare una estenuante discussione interna nel PD, persino sulla data del congresso: ricorda quel racconto satirico di quel soggetto che stava per essere avvolto dalle fiamme notturne e si preoccupava di disturbare i pompieri.
A destra comunque, spartito diverso e opposto da quello rissoso della sinistra.
Il premier Meloni rilancerà quel “messaggio d’ottimismo e di necessità di tornare a sentirsi comunità. E lo rende concreto anche visivamente, citando il quadro di Cafiero Filippelli del 1920”. Soggetto? “Una donna che rammenda il tricolore con eloquente sintesi, paragonandola al nostro impegno quotidiano di ricucire ciò che è strappato, riannodare i fili del nostro stare insieme”.
Chi, come noi, avendo attraversato il deserto interminabile dell’attesa, sperava in un miracolo laico, si è visto accontentato oltre misura.
La “folle” avventura ha trovato premio, reso concreto dal responsabile concorso determinante delle altre forze politiche della coalizione.
È fisiologico che ci saranno sempre i “distinguo”, che se destinati a migliore sintesi, diventano utili alla qualità del prodotto finito, il provvedimento discusso è votato dal Parlamento.
Consola sapere che indagini demoscopiche attuali dichiarano in netta crescita l’interesse dei giovani per l’attuale politica governativa, pur aspettandosi soluzioni sempre più vicine al “sogno nazionale”.
A volte “facciamo del nostro meglio per inventare il peggio”, secondo pessimismo del grande Montale.
Prova? Il “sogno americano” è accolto come sfida alla impossibile, orgoglio nazionale, quello italiano come ritorno alle “legioni in marcia”.
Così, la cronaca dei centri sociali viene presentata come allarme contro pericoli che solo certe sostanze allucinogene producono.
Noi restiamo con Cafiero Filippelli: pensiamo a ricucire strappi.
Nel Paese che vuole lottizzare persino i Papi…