Gianfranco Miccichè, il politico Gianfranco Miccichè, adesso sta diventando davvero patetico. Rompe, per il momento, con Schifani in maniera ufficiale e col suo esercito di quattro deputati, compreso lui che così almeno resta leader di qualcosa, lascia il gruppo di Forza Italia all’Ars per formarne un nuovo il cui nome e l’esaltazione della sua, in questo caso limitata, fantasia. Ed ecco Foza Italia 2. Se ci avesse aggiunto accanto anche la dicitura "la vendetta" il “sequel” sarebbe stato perfetto. E come ormai tutti sanno alla base di questa frattura non ci sono motivazioni politiche o dissenso sul programma di governo. Sarebbe stata un motivazione nobile. Niente di tutto questo. Niente poltrone per Miccichè e per i suoi. E così come un bimbo viziato, e in questo caso anche vizioso (del resto chi non ha i suoi vizi?) sbatte i piedi e se ne va sperando nella comprensione di papà Silvio Berlusconi che continua a non intervenire nella faida siciliana che sta lacerando il suo partito ultima roccaforte di voti. Miccichè, coordinatore di Forza Italia in Sicilia, esce dal gruppo Forza Italia all’Assemblea regionale e fonda Forza Italia 2 (la vendetta) restando al contempo coordinatore per tutta l’isola. Che pasticcio. Belusconi interverrà o non vuole intervenire o, come ormai pensano in molti, non può intervenire, non vuole indispettire il suo pupillo in Sicilia al quale ha permesso tutto. Certo in cambio di risultati eccezionali, a partire dallo storico 61-0 alle prime votazioni in cui Forza Italia si presentò. Ma gli anni passano e, come dice il più banale dei proverbi, i tempi cambiano. Forza Italia non ha più la forza di una volta e soprattutto Gianfranco Miccichè non ha più la credibilità di una volta. Arroganza e spocchia politica lo hanno messo quasi del tutto fuori gioco. Il fatto stesso che il suo gruppo è formato da quattro gatti (non in senso dispregiativo) mentre la stragrande maggioranza si è allineata con Schifani dovrebbe indurlo a ragionare, a riflettere. Alla vicepresidenza dell’Ars non è stato eletto il candidato del centro destra, ma non per il non voto del gruppo “la vendettta”. Possibilmente si sono aggiunti anche meloniani delusi, ma i bene informati dicono che era una sconfitta calcolata. La prima cambiale da pagare per l’elezione di Gaetano Galvagno alla carica di Presidente dell’Assemblea. La seconda bisognerà pagarla al gruppo De Luca al quale andrà la presidenza della commissione antimafia che per regolamento va a un partito dell’opposizione. Queste sconfitte della maggioranza non fanno male. Non ancora. Ci sarà modo e tempo di far male alla maggioranza quando con un voto contrario si rischierà di andare tutti a casa. E già ridiamo solo all’idea. Quel giorno, che verrà e presto anche, tutti i deputati avranno le tasche piene di piombo per restare molto più attaccati alle poltrone. Tutti, nessuno escluso.
Insomma il governo Schifani al quale facciamo sinceri auguri di buon lavoro, Sicilia e siciliani ne hanno davvero bisogno, sembra partire, nei modi, con un nuovo motto: “Bisogna che tutto cambi affinché tutto resti com' è”. O forse lo ha già detto qualcuno prima?