Il vulcano Cateno De Luca continua a fumare. Sembra in piena attività, ma a uno sguardo più attento ci si accorge, abbastanza facilmente anche, che quel vulcano in effetti è spento da tempo e quel fumo che vediamo non è alimentato da una forza naturale ma da quattro amici da lui capitanati che alimentano, di nascosto, un fuoco che per quanto imponente è comunque destinato a spegnersi. In questo momento, in piena campagna elettorale per le elezioni europee, in molti, dal punto di vista comunicativo, gli danno anche molto spazio ma non certo per le idee o il programma ma solo perché, caso più unico che raro, ha messo insieme ben 17 (o forse 18) liste insieme col proprio simbolo. Un’ammucchiata selvaggia che dovrebbe garantirgli, secondo lui, quel 4 per cento, minimo richiesto, per avere un seggio al Parlamento Europeo. E dopo aver più volte sbandierato ai quattro venti la sua candidatura ieri arriva l’annuncio inatteso. Non sarà lui il capolista, il candidato alle Europee ma il capogruppo del suo partito all’Ars, tale Isamele La Verdera che, ovviamente, non piò rifiutare. Se vince avrà vinto De Luca con le sue scelte. Se perde avrà perso La Verdera, Forse è proprio De Luca che comincia a capire che al suo progetto faraonico, per essere messo in piedi, mancavano anche i mattoni per le fondamenta. Ha bussato a tutte le porte facendo finta che erano gli altri a bussare alla sua. Pd, Cinque Stelle, Renzi, Calenda, Alemanno, Rizzo. Ma alla fine la risposta (degli altri) è stata sempre la stessa: grazie no. E a quel punto in quella che possiamo paragonare a un caravanserraglio (arca di Noè ci sembra troppo nobile) cominciano a salire tutti. Europeisti, Italexit, No Ponte, Ponte forse si forse no e chi più ne ha più ne metta. Niente di illecito per carità e ci piace sottolinearlo. Ma niente a che vedere con chi si è spacciato, e continua a farlo, per innovatore della politica e raccoglie tutti gli esclusi (scarti potrebbe sembrare offensivo) della vecchia politica. Un vero e proprio circo dove si aspetta solo di vedere se De Luca andrà incontro ad un nuovo e questa volta più clamoroso flop dopo quello del voto in Brianza o se avrà invece avrà avuto ragione. Cateno De Luca che aspira a diventare alle prossime elezioni Presidente della Regione dopo Schifani nel frattempo continua a perdere pezzi. Al Comune di Messina cinque i consiglieri che lo hanno abbandonato e se si votasse a Taormina il suo consenso sarebbe notevolmente diminuito. Ha abbandonato Taormina Arte annunciando la nuova Fondazione Taormina del Mondo (abbiamo notizie?) ha ingaggiato la signora Valentina Queen, che non è la figlia di Antohny Quinn ma solo la moglie del figlio, per migliorare l’immagine di Taormina nel mondo (abbiamo notizie?). Taormina non avrà concerti al Teatro quest’anno e il Comune non incasserà quei fondi che De Luca aveva previsto e annunciato. Un vero e proprio mago. Vedremo come reagiranno commercianti e ristoratori che non poco lavoravano anche col pubblico dei concerti. Pubblico che non ci sarà. Non è colpa di De Luca? Noi sappiamo solo che dallo scorso anno il sindaco di Taormina non ha fatto altro che lamentarsi per la troppa gente che arrivava in occasione dei grandi concerti. Lui, De Luca, come se fosse l’organizzatore aveva annunciato con la solita enfasi Sting e Roberto Benigni al Teatro antico. Ma ha taciuto quando i due spettacoli sono stati annullati. Adesso trova rifugio nella sua Fiumedinisi in occasione del rito del viaggio in ginocchio dalla Chiesa di San Pietro fino al Santuario di Maria Santissima Annunziata nella piazza proncipale. E anche Cateno ha partecipato al rito. ““mentre ero in chiesa ho sentito la necessità di inginocchiarmi e farmi trascinare dalla scia di uomini e donne che avevano iniziato il loro viaggio penitenziale….” Una vera e propria chiamata divina. E ci mancherebbe, niente ma proprio niente da obiettare. Anche perché lo aveva già fatto due anni prima indossando la T-shirt del suo partito (nella foto). La fede di un uomo non è contestabile. Ma alla fine del viaggio De Luca ha sentito la necessità, o il bisogno, di far fotografare le sue ginocchia martoriate. Quasi come fossero stimmate. Ma ci chiediamo: in campagna elettorale è davvero ammesso tutto?