Una ciliegia tira l’altra. Chi non conosce questo modo di dire alzi la mano. Cosa vuol dire? Semplice: se cominci a mangiare una ciliegia non riesci poi più a smettere. Ma è un modo di dire che, ovviamente, può essere adottato a tantissime situazioni. Che so, un bacio tira l’altro o una vittoria tira l’altra. C’è chi invece paragona alle ciliegie i flop politici. Ed è quello che sta succedendo a Cateno De Luca sindaco di Taormina. Lui, dopo essersi autonominato sindaco di Sicilia e i successi elettorali a Taormina e alle ultime regionali gli davano questa convinzione, ha ben pensato che tutta l’Italia era in attesa del nuovo messia della politica. E allora cosa fa? Muore Berlusconi e a nel collegio di Monza bisogna eleggere un senatore nuovo. E chi si candida alle supplitive? Ma lui, Cateno De Luca. E mette il suo faccione in primo piano (questo gli va riconosciuto) racimolando contro il candidato di Foza Italia, Adriano Galliani, l’ 1,76%. In pratica lo stesso effetto di una mosca che è passata senza dare alcun fastidio. Ma quella della Brianza era solo una prova. Una prova andata male e che gli avrebbe dovuto suggerire di non contarsi più fino alle nuove regionali. Ma lui, maestro della strategia politica cosa fa? Mette su una lista, Libertà, che raccoglie 17, o 18 non ricordo bene, marchi diversi e tanti candidati più o meno discutibili e si candida alle europee dove, ricordiamo, non basta prendere i voti per essere eletti ma occorre che quella lista superi, su scala nazionale lo sbarramento del 4%. Uno sbarramento che più volte è stato giudicato, ma solo dallo stesso De Luca in barba a tutti i sondaggi, alla portata dal suo schieramento. Ed eccolo il giorno dei risultati e il primo flop: non va oltre l’1,2 che, tradotto in voti fanno 284.093. Percentuale su scala nazionale 1,22, seggi al parlamento europeo 0. Ma il disastro elettorale non si esaurisce con questi risultati. Cateno De Luca, che sperava in una prova di forza data dai numeri, e che si sentiva già il nuovo governatore del dopo Schifani grazie a un’alleanza con Pd e Cinque Stelle da lui capeggiata (candidato presidente) ha visto assottigliarsi il suo tesoro di voti rispetto alle scorse regionali dal 24 % al 7,7. Un disastro. E così anche il sogno del sindaco di Sicilia può, per il momento, conservarlo in un baule in mezzo a tutte le cose vecchie e inutili. Ma gli resta pur sempre la poltrona di sindaco a Taormina. Una poltrona che è stata solidissima al momento della sua elezione con preferenze bulgare del 63,49 % e che sono scese al 37,47 alle europee. Un altro disastro. La sua lista, Libertà, è prima solo in provincia di Messina, sua roccaforte, con 46,821 voti. Prima sì, ma un altro disastro. De Luca infatti aveva “ordinato” ai suoi amici sindaci e amministratori della Provincia un pacchetto di voti che oscillasse tra gli 85 e i 90 mila. Insomma Cateno De Luca è, senza ombra di dubbio, il personaggio politico più perdente che esce fuori da queste elezioni europee. Si sarà saziato di ciliegie? Conoscendo il personaggio saremmo portati a dire di no. Qualche giorno di silenzio nella speranza che tutti possano dimenticare in fretta e poi tornerà a tuonare. La fantasia certo non gli manca e di questo bisogna dargliene atto.