Sicuramente è un caso fortuito ma, neanche a farlo apposta, al ‘Bellini’ la sua ripresa avviene ciclicamente ogni dieci anni: 2003, 2013 e, adesso, 2023, quale quinto titolo della stagione lirica corrente.
Stiamo parlando di Giselle, il Balletto romantico per eccellenza, anzi il capostipite. Rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi nel 1841, “Giselle”, Balletto fantastico in due atti di Jules Henri-Vernoy de Saint-Georges e Théophile Gautier, musica di Adolphe-Charles Adam dà l’avvio a quella grande stagione coreutica ottocentesca che avrà compiutezza con i tre capolavori di Ciaikovskij, “Il lago dei cigni”, “Lo schiaccianoci” e “La bella addormentata”. E’ vero, qualche hanno prima c’era stato “La Sylphide”, ma Giselle è il modello assoluto e mai è uscito dal repertorio, mai la sua popolarità è stata incrinata. La ‘danza sulle punte’ inizia con lui; l’aerea leggerezza con cui le fanciulle biancovestite, fanciulle morte poco prima delle nozze e spinte ad un irrefrenabile impulso di danza come ‘Villi’, si librano leggere, rappresenta l’essenza stessa del balletto romantico.
In Giselle si fonde perfettamente la tradizione franco-russa, da sempre banco di prova delle più acclamate etoile. Il ruolo eponimo è stato vivificato, nel tempo, dall’arte delle mitiche figure che l’hanno consegnata alla storia, dalla Pavlova alla Karsavina, dalla Spesivceva alla Fontayn; senza trascurare le italiane: Carlotta Grisi, che fu la prima, memorabile interprete e , in tempi recenti, Carla Fracci che anche Catania ha potuto ammirare per ben due volte, nel ’75 e nel ’90.
Balletto imprescindibile, quindi, gioia e delizie di ogni cultore dell’arte coreutica che può contare sempre su un ‘suo’ affezionato pubblico, pronto a lasciarsi trascinare in un mondo ‘altro’, fatto di vaporose nubi, eteree silfidi, vigorosi porteur.
L’edizione proposta al Bellini ha confermato questa affezione e oltretutto, avendo assistito alla seconda recita (turno S1) abbiamo potuto osservare un teatro pieno di giovani e giovanissimi; spettacolo nello spettacolo.
Il corpo di ballo dell’Opera Nazionale di Bucarest ha assicurato uno spettacolo perfettamente aderente allo spirito originale del balletto, attenendosi alle storiche coreografie di Coralli, Perrot e Petipa, riprodotte sull’allestimento realizzato dal direttore Mihai Babuşka con le scene di Adriana Urmuzescu, per la direzione artistica di Alin Gheorghiu (che è anche la direttrice del balletto). Una scenografia con semplici scene (non proprio oleografiche ma, comunque, piuttosto tradizionali); nel secondo atto, in particolare, campeggiava una grande luna ad illuminare fiocamente la danza delle Villi e dei solisti, Giselle e Albrecht, Hans e Myrtha, regina delle Villi; chiaro di luna che ‘esplodeva’ successivamente in un’alba illuminata da uno splendente sole. Insomma tutto all’insegna di una ‘moderna’ tradizione, come ancora si usa nel balletto classico, non inquinato dal presenzialismo invadente dei registi d’opera.
Corpo di ballo di buon livello, sia pure senza la presenza di particolari stelle, con un ensemble che ha professionalmente supportato sia la coppia di protagonisti sia gli altri solisti. Giselle era un’ammirevole Greta Nita, leggera sulle punte con tutto l’immaginifico bagaglio tecnico di arabesque, fouetté, rond de jambes. Accanto a lei si stagliava l’agile figura del conte Albrecht di Valentin Stoica. Hans era Sergiu Dan, Myrtha era Molly Hall. Marina Gaspar & Stefano Nappo eseguivano il Pas De Deux dei contadini.
Apprezzabile il supporto strumentale dell’Orchestra Stabile del Bellini guidata dall’esperto Krastin Nastev.