L’Università che non ti aspetti. Non è solo il luogo deputato principalmente all’attività di ricerca scientifica, in particolare quella di eccellenza che scala i ranking di reputazione a livello internazionale. E nemmeno è soltanto l’Università delle aule e dei laboratori che, nella quotidianità della didattica, si anima di giovani e professori a lezioni e nei seminari.
C’è anche una terza Università, con una missione ben precisa: rendersi protagonista attiva del territorio di cui è parte integrante, divulgare “urbi et orbi” ad una platea più ampia i risultati della sua attività scientifica, farsi conoscere ed apprezzare per il contributo qualificato offerto allo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità in cui opera. La Terza Missione delle Università, si chiama così in gergo tecnico, è destinata ad avere un ruolo sempre più importante nel Paese, in modo integrato alla ricerca e alla formazione.
C’è poi anche una Università che fa impresa all’interno della Terza Missione. Assolve a questa sua delicata missione attraverso una varietà di percorsi di imprenditorialità accademica che passano per la promozione di cultura d’impresa con seminari e incontri, il sostegno a team imprenditoriali di nuova costituzione con le business plan competition, il supporto alla nascita di start up innovative e di spin off dalla ricerca. Questi ultimi sono progetti d’impresa promossi direttamente dalla categoria dei docenti, dei ricercatori e dei tecnici di laboratorio afferenti la propria Università di appartenenza.
In Italia, ci sono diverse associazioni che svolgono una importante funzione di promozione dell’imprenditorialità accademica. Tra queste, c’è il Netval, nato come network informale tra le Università, oggi un’associazione formalmente riconosciuta con 64 Atenei aderenti, 15 Enti pubblici di ricerca, 13 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, 3 fondazioni, 2 agenzie e una associazione. Ma c’è pure il PNI Cube, un’associazione che riunisce gli incubatori e le business plan competition accademiche italiane, nata con l’obiettivo di stimolare la nascita e accompagnare al mercato nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza di provenienza universitaria.
L’Università di Catania è un Ateneo che fa impresa da almeno una decina d’anni, in modo riconosciuto nel territorio e in collaborazione con gli altri attori più importanti dell’ecosistema. È socia attiva sia di Netval che del PNI Cube, dove in quest’ultima è rappresentata dal prof. Rosario Faraci che dal 2020 è consigliere nazionale eletto dell’associazione. Per Netval, dove operano attivamente i professori Antonio Terrasi e Filippo Caraci, delegati del Rettore al trasferimento tecnologico, l’Università di Catania ha appena organizzato insieme all’Ateneo di Messina la scuola estiva, ospitandola per la seconda volta dopo averlo già fatto nel 2014.
Come tutte le istituzioni accademiche, l’Ateneo catanese prova ad innalzare i livelli di nuova imprenditorialità nel territorio. Ha finora approvato 20 spin off da ricerca promossi da docenti, ricercatori e tecnici provenienti dai vari Dipartimenti. Alcuni di loro, come ad esempio NextVision ed Eclat, hanno già guadagnato la ribalta a livello internazionale. Inoltre, dal 2014 promuove la Start Cup Catania, la business plan competition all’interno del Premio Nazionale per l’Innovazione, organizzata da sempre in partnership con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Catania. Fino ad ora, da quando è stata promossa, ben 144 team hanno partecipato complessivamente alle diverse edizioni di Start Cup Catania e molti di loro sono diventati start up innovative, alimentando così l’ecosistema locale catanese.
L’edizione 2022 di Start Cup Catania si è appena conclusa alla fine della scorsa settimana. A vincere è stato il team Alpha Food (in foto), formato da Marcello Reale, Luigi Parisi, Ennio Cuteri e Paolo Mantione, con un progetto d’impresa finalizzato all’allevamento di grilli per la produzione di farina, ammendanti e possibili applicazioni collegate alla cosmetica. Al secondo e al terzo posto si sono piazzati rispettivamente i team Fooduro - un progetto di food delivery circolare consistente nella fornitura ai ristoranti di una box sostenibile e riutilizzabile - e PomEra, un progetto consistente nell’utilizzo del sottopelo canino per la produzione di tessuti pregiati impiegabili nei settori dell’abbigliamento e delle calzature.
Al tema dell’Università che fa impresa sarà dedicato un workshop organizzato questo giovedì 27 ottobre, con inizio alle ore 15, dalla Scuola Superiore di Catania.
Lo aprirà il Rettore prof. Francesco Priolo e, dopo gli indirizzi di saluto del Presidente della SSC prof. Daniele Malfitana e del Delegato del Rettore prof. Rosario Faraci, ci saranno alcuni autorevoli interventi. Carolina Megale (Fondazione Aglaia) Stefano Monti (Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd) discuteranno il tema “La moneta di Giano. Passato e futuro per l'archeologia del Terzo Millennio"; Andrea Piccaluga (direttore dell’Istituto di Management alla Scuola Superiore S.Anna di Pisa e vice Presidente nazionale di Netval) tratterà il tema “La Buona Impresa che nasce dall’Università”.
A seguire, ci saranno alcune testimonianze concrete dell’Università che fa impresa, con le presentazioni degli spin off GeoRec, NextVision ed Eclat e della start up neovincitrice di Start Cup Catania, ovvero Alpha Food.