Enrico Trantino. Primo giorno da sindaco. Tutti con limitata fantasia oggi titolano così. Ma, permettetemi, l’elezione di Enrico Trantino a sindaco è una “non notizia”. Era talmente scontata che quasi non c’è stato piacere. Era solo da vedere con che percentuale sarebbe stato eletto e chi come me sosteneva con almeno il 60% ha vinto un caffè scommesso con un amico che non andava oltre il 55%. Lo scontro, che i verità mai c’è stato tra la coalizione Trantino e quella Caserta è paragonabile al motto di un famoso ritornello pubblicitario. “….ti piace vincere facile….”. Adesso si tratta di aspettare e contare e soprattutto giudicare i giorni da sindaco di Trantino, quei giorni in cui dovrà fare la differenza col passato, i tanti passati di questa città massacrata e tentare di rilanciarla. Non aspettiamoci, nessuno può pretenderlo (solo gli eterni sconfitti della sinistra lo faranno) risultati sin dal primo giorno. Catania, grazie ai disastri di Enzo Bianco, è in coma e per farla risvegliare ha bisogno di cure attente, lunghe e illuminate. Certo qualche segnale il sindaco Trantino potrebbe anche darlo subito, al più presto. A cominciare dalla nomina della Giunta, gli assessori che mancano, e dei consigli di amministrazione che cancellino, finalmente le figure di commissari che per troppo tempo hanno ricoperto poltrone ormai usurate dallo stesso sedere: Un esempio? Il Teatro Bellini ad esempio.
Ma torniamo ai risultati elettorali. Se per Trantino sono questi i primi giorni da sindaco per Enzo Bianco sono questi, e non ci sono appelli, gli ultimi giorni da politico. Ha voluto a tutti costi presentare una sua lista “Con Bianco per Catania” alleandosi alla fine col suo nemico di sempre, Maurizio Caserta, che forse avrebbe avuto più benefici in termini di voti se non l’avesse accettato come alleato. Bianco, che raccoglie il 2,40% con 1733 voti tocca davvero il fondo e conclude la sua carriera nel modo peggiore trascinando in questo tracollo la figlia, capolista per forza, che, ammesso che ne avesse davvero voglia, ha visto fallire sul nascere la sua carriera politica. Grazie papà. Ma tutto il centro sinistra, ma quale centrosinistra direte, è stato asfaltato. Il Pd nemmeno ai tempi di Claudio Fava segretario aveva toccato punti così bassi e imbarazzanti. Poco più dell’8 % a Catania. Un vero tracollo. Ma il tonfo è siciliano. Cosa ne pensa Anthony Barbagallo? Continuerà a nascondersi dietro (o sotto) i panni di Elli Schlien e Franceschini oppure capirà che quello del segretario regionale non è il suo mestiere e rimetterà il mandato? Se lo farà avrà quanto meno guadagnato in dignità (politica ovviamente). E cosa vogliamo dire dei Cinque Stelle? Conte, sì lui, l’avvocato del popolo, aveva detto dopo le batoste elettorali di quindici giorni fa in tutta Italia che da Catania sarebbe partito il riscatto del suo partito. Da Catania e dalla Sicilia in generale. Gli è andata male. A Catania ha di poco superato lo sbarramento del 5% e quindi avrà una rappresentanza minima, in Consiglio comunale ma la strategia di passare per primi delle classe mentre tutti gli altri sono stupidi non funziona più. I Cinque Stelle dovevano essere l’antipolitica. E la gente ha creduto loro. Ma poi, coi mesi, con gli anni di governo hanno dimostrato e in più occasioni di essere come o anche peggio di tanti altri e tutto il loro tesoretto di voti è svanito nel nulla. Infine Maurizio Caserta. Siederà nelle fila delle opposizioni come secondo classificato. E lo merita per la sua serietà e la sua competenza. Non sta a noi dire se ha sbagliato ad accettare questa candidatura. Possiamo solo ricordare che la prima scelta era caduta su Abramo che dopo l’annuncio si era ritirato. Maurizio si è fidato del campo largo, largo ma non tanto, e ha accettato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una debacle. Ma Caserta non è organico al Pd e siamo certi che in Consiglio comunale la sua battaglia e la sua opposizione non sarà pretestuosa. Saprà dire sì ai provvedimenti che giudicherà giusti che verranno presi. Ultimissima nota per Cateno De Luca, nuovo re di Taormina eletto con maggioranza quasi bulgara. A Catania il suo avvocato Savoca non arriva al 5% e non andrà quindi in Consiglio Comunale. Il progetto De Luca sindaco di Sicilia traballa già. Ma solo lui ancora non lo ha capito.