di EGLE ZAPPARRATA
Libertinia profuma di camomilla in primavera. È un campo di ricerca del terzo millennio, terra antica, di lei parlano studi, libri e mostre di cui una dedicata all’archeologo di fama internazionale Sebastiano Tusa, l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, scomparso precocemente e improvvisamente il 10 marzo del 2019 in un incidente aereo in Etiopia.
Perché Libertinia e Tusa sono legate e sono ancora così importanti? Perché Libertinia era destinata a diventare tappa di un percorso turistico eco-culturale insieme ad altri siti archeologici siciliani, come Morgantina.
Nelle foto di Eletta Massimino e nei versi di Stefania Licciardello (le vediamo nella foto di Salvo Cuscunà) sono stati custoditi paesaggi e volti di umani e di animali, radici e raccolti. L’esposizione su Libertinia si è tenuta fino al 25 marzo presso la galleria di arte contemporanea KoArt, al centro della città Catania, voluta fortemente da Aurelia Nicolosi e dall’associazione culturale catanese Nèon che ha in cura sia l’edizione di un libro che la mostra conclusasi di recente. Nelle opere e nelle interviste alla fotografa Eletta Massimino, alla poetessa Stefania Licciardello, al direttore artistico di Nèon Piero Ristagno e alla curatrice di KoArt Aurelia Nicolosi, emerge il desiderio di liberare il potenziale e di trasmetterne i pregi di Libertinia, tutt’oggi dal grande pubblico ignorata e poco fruita. È dunque il caso, questo, nel quale l’arte diventa urgenza d’espressione di una bellezza incompresa, lasciata al caso, catturata solo da pochi occhi e rare menti attente.
Aurelia, perché Libertinia diventa interessante per una galleria d’arte come Koart?
Aurelia Nicolosi - Si deve guardare ai contenuti controcorrente, quelli insoliti per varie ragioni, che meritano di essere assolutamente esplorati, raccontati, e trasmessi anche al pubblico che non è molto spesso avvezzo alle opere fotografiche. Bisogna orientarsi aldilà del mero aspetto commerciale. Siamo molto tradizionalisti, siamo molto legati alla pittura, alla scultura. La foto ha una sua dignità, è opera d’arte e come tale deve essere trattata. Scegliendo i progetti giusti come quello di Libertinia.
Com’è Libertinia in primavera?
Eletta Massimino - Fiorisce anche lei, verso un cielo che sembra farsi più vicino con i cirri che tracciano nuovi sentieri, lo stesso che decide dei raccolti. A tratti nell’aria c’è profumo di camomilla e voci di giovani e bambini tornati al borgo per i giorni di festa. Animali partoriscono, altri vengono macellati, e vita e morte conviveranno sulle nostre tavole. Le spighe nei campi, ormai ritte, chiamano mani esperte a saggiarle, a soppesare il prossimo raccolto: desiderato, curato, e atteso sin dalla prima zolla dissodata. Gli ulivi s’infiorano di mignole, i frutti attesi andranno a raccolta in autunno. Qualcuno racconta di Libertinia che così diviene seme seminato, e inizia l’attesa che quelle parole e immagini fioriscano in chi ha guardato e ascoltato.
Stefania Licciardello - Le stagioni sono fortissime a Libertinia. L’autunno è autunno autunno, marrone dei campi lavorati. L’inverno è inverno inverno, tutto cielo. La primavera è primavera primavera, verdissima del grano in levata, e l’estate è d’oro!
Piero, nel libro e nella mostra ‘Libertinia’ come è coinvolta Nèon?
Piero Ristagno - Nella totale corrispondenza "poetica". La diversità, interpretata come singolarità, delle persone e dei luoghi, sono inestimabili tesori di narrazioni e letture che ne esaltano la vita.
Come vive la comunità di Libertinia?
Eletta Massimino – Le persone a Libertinia si fanno spazio dilatando il tempo a misura della loro cura e relazione, tanto profonda quanto concreta con la terra che coltivano, gli animali che allevano, gli altri pochi umani rimasti a vivere nel borgo. Il rumore che fanno è quello necessario alla vita. La tenacia quella delle piante del deserto.
Stefania Licciardello - Gli abitanti a Libertinia sono meno degli animali spinti al pascolo, meno delle case sanno fare silenzio. Non è una terra desolata.
Eletta, come hai scelto a Libertinia i volti che hai fotografato?
Eletta Massimino – Li ho scelti per gli sguardi che hanno rapito il mio, con quel loro affondare in un futuro possibile tra desideri e timori che lo accompagnano, in un presente che è tutta intera la loro vita in quell’istante nei loro occhi, perché è in pienezza che vivono.
Stefania, cosa c’è di te a Libertinia?
Stefania Licciardello - Conosco Libertinia da 30 anni perché lì c’è l’azienda del CREA-CI - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - Centro cerealicoltura e colture industriali- questo riguarda il mio bel lavoro. Ho la pelle piena di solchi comodi per il sole, per l’acqua, per chicchi di grano, ho il colore della terra che mi conosce bene. Sa quanto peso, il colore dei miei occhi, la mia voce. Lo sa bene Neon, Compagnia di teatro fondata da Monica Felloni e Piero Ristagno. Il mio lavoro con loro è sempre legato al mio essere terra, spiga, vento, è loro la semina, il raccolto è prodigioso. La passione di Eletta Massimino è la chiave di volta: se quello era lo spartito, la sua attenzione ad ascoltare e farlo risuonare immediatamente appartiene a questo incontro. Ho visto quella donna farsi piccolissima quasi entrare dentro la sua scatola magica e poi saltare vivace sotto una luce pazzesca, per questo nelle sue foto tutto giganteggia.
Cosa c’è nella selezione degli scatti in mostra da Koart dedicata a Tusa?
Eletta Massimino – C’è il Mito che non può che dimorare in quei campi di grano, accanto e dentro chi vi lavora. C’è una terra che è corpo di donna. C’è un tempo che scorre al ritmo del loro vivere. C’è una stazione dimenticata che urla il proprio nome, anche se il treno passa oltre senza fermarsi. Ci sono donne che si trasmutano in spighe o forse è all’inverso. Ci sono uomini fatti e da farsi. Ci sono animali che fanno per gli uomini. C’è il mio desiderio di affermare, mostrare, mantenere in luce la loro presenza e il loro vivere a chi li ignora. Esistono. In un luogo preciso. A Libertinia e nella mostra che ne è estensione.
Aurelia Nicolosi - La mostra su Libertinia offre uno stimolo per guardare il nostro territorio con occhi diversi e scoprire una realtà che veramente in pochi conoscono, è sospesa tra il passato, il presente, il futuro. In versi, ha molto da dare e da dire. Emerge una terra di agricoltori, di sperimentazione, legata alla storia e alla storia di uno sviluppo economico della nostra Sicilia valorizzata dallo straordinario Sebastiano Tusa, grande archeologo, che ha creduto nella promozione dei nostri siti archeologici, più o meno conosciuti.
Perché, dopo la scomparsa di Tusa, la mostra nel 2023 è ancora dedicata a lui?
Eletta Massimino – Il mio, assieme a quello degli altri, volere dedicare a Sebastiano Tusa tanto il libro che questa mostra, nasce dalla constatazione che fu un uomo di grande sensibilità, cultura, impegno scientifico, lungimiranza. Fu un ‘politico’ nel senso primigenio del termine (πολίτης «cittadino») perchè incarnò l’impegno nella cosa pubblica ‘a favore dei cittadini’. Naturale il desiderio di continuare a dargli vita affinché divenga e permanga esempio reale da seguire a garanzia del futuro nostro e delle generazioni a venire.
Piero Ristagno - Dedicata a Sebastiano Tusa la mostra presso KoArt è ‘memoria’ che incanta per vividezza di emozioni, per quotidiana dichiarazione di esistenza e ‘bene-essere’.
Per Sebastiano Tusa, Libertinia è «sacrificata sull’altare di un distorto percorso di effimero progresso». Delle opere di Eletta Massimino e di Stefania Licciardello che hanno gravitato con il loro intuito su questo scrigno archeologico scrisse «questo compendio di immagini e sensazioni ci dà la forza e la speranza di sognare un futuro non di sopravvivenza, ma di fervida rinascita di un angolo di Sicilia dove sarà ancora possibile vivere una dimensione umana scandita dai cicli del tempo demetriaco della natura».