Lo scenario che si presenta agli osservatori appare dominato dalla guerra in Ucraina. Sotto il profilo economico questo interminabile evento ha prodotto e produce effetti negativi sulle economie, quelle occidentali ed europee in particolare, che si sommano ai danni prodotti alla tragica stagione del covid. Il Governo, nato a seguito del responso delle urne dell’anno scorso, non sembra, a mio personale parere, essere il più adeguato possibile per affrontare la contingenza che si sta attraversando. Tuttavia, nel dire per amore di verità che in questo momento non sarebbe facile per nessuno pilotare la barca di palazzo Chigi, si deve anche considerare che la premier Meloni si porta addosso dei pesi aggiuntivi di natura caratteriale, familiare, di appartenenza ad un contesto culturale-deologico che, sempre secondo il mio personale parere, nell’immaginario collettivo si rifà sempre al fascismo, che costituiscono zavorra per una leader giovane che altrimenti si potrebbe muovere con maggiore rapidità portando innovazione e modernità non solo in Italia, ma anche in una Europa insonnolita da una imperante burocrazia. Qualche giorno fa su La Stampa di Torino è circolata una notizia da brividi, l’ipotesi di “un governo tecnico”, quasi a smentire il ritornello che Salvini e altri ripetono spesso:”governeremo per cinque anni”. Ma forse il vero problema è un altro, anche le miglior automobili hanno necessità, dopo un certo tempo, di fare un tagliando e, questo governo, che non sembra di gran classe in tutte le sue articolazioni, qualche bisogno di tagliando lo sta manifestando. Il decisionismo può essere utile, la caparbietà può essere deleteria, fare una correzione di rotta, non sotto la spinta incalzante di una opposizione, che non c’è, né sotto una pioggia di sentenze, che non esistono, potrebbe essere una modalità intelligente di resettare la conduzione della politica, non tanto nell’interesse del governo di centro-destra, ma nell’interesse dell’Italia.