Con il secondo spettacolo del teatro Stabile di Catania il direttore artistico Luca De Fusco avvia un vero e proprio progetto intorno all’opera ed alla conoscenza dello scrittore e drammaturgo peruviano Mario Vargas Llosa, premio Nobel 2010 ed uno tra i massimi esponenti della letteratura latinoamericana (insieme a Gabriel Garcia Márquez e Jorge Luis Borges).
A rendere ancora più intrigante ed accattivante la rappresentazione teatrale è stata la presenza dello stesso autore alla ‘prima’, ma non solo, poiché Vargas Llosa il giorno prima è stato ricevuto a Palazzo degli Elefanti dal Commissario Straordinario Federico Portoghese, dove ha ricevuto l’Elefantino d’argento, simbolo della città di Catania. All’indomani della prima è stata prevista inoltre una intervista pubblica con lo scrittore nella Sala Verga del teatro Stabile.
Ma torniamo allo spettacolo teatrale che ha costituito una prima nazionale dell’ultimo lavoro teatrale di Vargas Llosa, ‘I racconti della peste’, scritto nel 2015 ed ancora non rappresentato in Italia. Come si evince dal titolo, il lavoro è chiaramente ispirato al Decameron di Giovanni Boccaccio ripartendo proprio dalla situazione immaginata nel capolavoro del grande certaldese; là erano dieci giovani a riunirsi in una villa di campagna per sfuggire alla peste che, nell’anno 1348, dilagava nella città di Firenze. Qui sono quattro persone accompagnate dallo stesso Boccaccio a rivivere quella stessa situazione. A questo punto l’immaginazione di Vargas Llosa si distacca dal lavoro di Boccaccio, tutto incentrato sulla narrazione delle celebri novelle, per elaborare, invece, un lavoro che è al tempo stesso rispettoso dello spirito boccaccesco (e con citazione di diverse novelle) ma stilisticamente e strutturalmente autonomo ed originale. Prevale, nello scrittore peruviano, un fortissimo senso della teatralizzazione con evidenti implicazioni pirandelliane. I cinque personaggi, Il duca Ugolino, Aminta, Contessa di Santa Croce, Filomena, Panfilo e lo stesso Boccaccio non sono solo protagonisti dei racconti ma sono personaggi essi stessi che vivono le loro avventure perdendo la loro identità interpretativa e diventando a loro volta testimoni di una possibile realtà, e non importa che la loro sia finzione, basta che sia credibile perché, come sosteneva Aristotele nella Poetica, il verosimile diventa più vero della realtà; basta che ci si creda. ‘I racconti della peste’ diventano così un’esaltante celebrazione del teatro.
Il lavoro è diviso in due parti, cui il regista Carlo Sciaccaluga (figlio d’arte del grande Marco) conferisce diverso spirito. La prima parte, condotta dal camaleontico Boccaccio, interpretato da Roberto Serpi affiancato dal duca Ugolino di un compassato Angelo Tosto (a tratti infuocato dal furore erotico non corrisposto per Aminta), trascolora continuamente tra la finzione e la realtà del racconto d’impianto. Nella seconda vengono sviluppati più ampiamente i racconti e le storie rivissute, con ampia citazione delle novelle boccaccesche, Masetto da Lamporecchio, Federigo degli Alberighi, le storie erotico-matrimoniali di Alatiel, figlia del Soldano di Babilonia, interpretata con alterigia e ‘cadute’ sensuali da Barbara Gallo. Accanto a loro la coppia ‘giovane’ Filomena-Panfilo tratteggiata con grande colore da Giorgia Coco e Valerio Santi. I tanti travestimenti sono ‘vestiti’ con grande e burlesca inventiva con i costumi di Anna Varaldo, cui si deve anche la scena unica costituita da una sorta di Campana isolante e cilindrica arricchita da luci ‘spaziali’(di Gaetano La Mela) mentre sul pavimento giacciono casuali rifiuti riecheggianti lo sfacelo della città e utili oggetti di scena. Affascinanti e pertinenti le cangianti musiche di Andrea Nicolini.
L’impegnativo spettacolo è frutto della collaborazione produttiva fra il Teatro Stabile di Catania e il Teatro Nazionale di Genova.
A Vargas Llosa il teatro Stabile dedica l’intero mese di novembre con una serie di letture di altri suoi lavori in uno spazio di ‘Caffè letterario’ selezionato da Luca De Fusco e Gianni Garrera con il coordinamento di Lucia Rocco.