facebook
instagram
whatsapp

redazione@ivespri.it

Settimanale siciliano d'inchiesta

fondato da Carmelo Rapisarda

Direttore Responsabile: Fabio Tracuzzi - direttore@ivespri.it

Direttore Editoriale: Nunzia Scalzo - direttoreditoriale@ivespri.it

Registrazione: Tribunale di Catania n. 7/2006 del 3/3/2006

Sede legale: Via Aloi 26 - 95126 Catania

 

Contatta la redazione: redazione@ivespri.it

Contatta l'amministrazione: amministrazione@ivespri.it


facebook
phone
whatsapp

Settimanale siciliano d'inchiesta

fondato da Carmelo Rapisarda

Settimanale siciliano d'inchiesta

fondato da Carmelo Rapisarda

banner per i vespri
vespri_300x250

Editore e ragione sociale:
Vespri società cooperativa

Via Aloi 26 - Catania

P.IVA IT04362690879 - Codice fiscale 93117170873
pec: cooperativa.vespri@twtcert.it

I Vespri @ Tutti i diritti son riservati, 2022

Quegli eroi dimenticati...

2024-12-14 10:40

Giuseppe Portale

Cronaca, Attualità, Focus, Tutte le news,

Quegli eroi dimenticati...

Nel tragico quadro del conflitto, tanti nostri giovani siciliani, loro malgrado, si son visti catapultare per ogni dove, costretti a imbracciare le armi

 

 

A volte non è facile trovare le parole ed il modo giusto per ricordare e celebrare fatti ed avvenimenti che contemporaneamente rivestono aspetti diversi e contrapposti del sentire umano. Ancora più difficile lo è quando questi avvenimenti si verificano in un quadro generale rovinoso e drammatico quale è stato quello della seconda guerra mondiale.

Come quello del secondo conflitto mondiale, per cui tanti nostri giovani siciliani, loro malgrado, si son visti catapultare per ogni dove, costretti a imbracciare le armi.

Ricordare non sempre è facile, ma parlarne è pur necessario, affinché gli anziani, ricordando, si rendano testimoni, ed i giovani capiscano e tentino di ricostruire un evento a cui hanno avuto la fortuna di non assistere, ma le cui conseguenze sono, ancora oggi, ben visibili e verificabili.

Ed è proprio per tenere vivo tali ricordi che nei giorni scorsi, nell’auditorium dell’istituto omnicomprensivo “Angelo Musco” di Catania, ha avuto luogo una cerimonia per la consegna di diverse onorificenze al Merito della Repubblica ad alcuni eroi che, per troppo tempo sono stati dimenticati. Servitori della Patria nel campo delle lettere, delle arti, dell'economia nonché nel disimpegno di pubbliche cariche con attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, con lunghi e segnalati servizi nelle carriere sia civili che militari.

Nell’occasione, sono state consegnate altresì le medaglie d’onore in memoria di alcuni nostri connazionali deportati ed internati nei lager nazisti, destinati al lavoro coatto per l’allora "economia di guerra".

La cerimonia, organizzata dalla Prefettura di Catania ha visto così la partecipazione del prefetto Maria Carmela Librizzi, del dirigente scolastico del "Musco", Mauro Mangano, ed il coinvolgimento di tutti gli studenti, con l’orchestra ed il coro del liceo musicale che ha curato gli intermezzi.

Tra i presenti anche il vicesindaco della città Carmelo La Greca, il vicario generale dell'Arcidiocesi don Vincenzo Branchina, il dirigente dell'Ufficio scolastico territoriale di Catania, Emilio Grasso, ed i sindaci dei Comuni di residenza degli insigniti. Per i due insigniti di Randazzo, alla memoria, Gaetano Vagliasindi e Antonino D'Amico, oltre ai loro familiari era presente anche il Commissario straordinario Cosimo Gambadauro.

A consegnare i premi sono stati il Prefetto di Catania e gli studenti dello stesso istituto scolastico Angelo Musco. Onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica a Bruno Di Marco, già presidente del tribunale di Catania, al brigadiere capo dei carabinieri Alfredo Moschetto, al capitano di fregata della Marina militare Massimo Ridolfo ed al sostituto commissario di polizia Massimo Tranchida.

Nella stessa cerimonia sono stati ricordati, con la consegna delle Medaglie d'Onore al Merito, anche Giuseppe Aloisi, Giovanni Ciraldo, Carmelo Coco, Antonino D’Amico, Vincenzo Di Dio, Gaetano Pagano, Felice Pidatella e Gaetano Vagliasindi: tutti cittadini della provincia di Catania deportati in Germania durante la seconda guerra mondiale per essersi opposti al regime nazifascista o comunque morti a causa della stessa guerra.

 

 

Il ricordo nel racconto storico di una dei parenti delle vittime della guerra

 

"È  stato un momento di grande emozione e di grande soddisfazione – ci dice Maristella Dilettoso - nipote del sottotenente dell'esercito italiano Gaetano Vagliasindi, rimasto a suo tempo vittima, il 6 ottobre 1943, a Kos, isola del Dodecaneso, nel mare Egeo, in Grecia –. Emozione perché, pur non avendo conosciuto mio zio, sin da quando ero ragazzina ho sempre desiderato saperne di più su di lui, sulla sua vicenda e di tanti altri nostri eroi dimenticati. Non mi bastavano i pochi racconti che avevo sentito di lui in famiglia –  peraltro sempre velati da un certo incomprensibile riserbo, una certa reticenza da parte dei "grandi", con un inspiegabile timore da parte di noi ragazzi –.  Ad un certo punto ho cominciato a cercare notizie su questo nostro "eroe dimenticato", a ricostruirne la storia cercando sui libri, sui giornali, sul web. Ho preso parte anche ad alcuni gruppi, e ho avuto contatti con altre persone coinvolte a vario titolo, sono andata anche al Sacrario dei caduti d'oltremare di Bari. Anche da parte della sua stessa città, Randazzo, oggi è arrivato un riconoscimento da parte dello Stato italiano. Quello Stato al quale mio zio Gaetano aveva giurato fedeltà, e per il quale perse la vita nelle saline di Linopoti.

Per questioni semplicemente anagrafiche – racconta ancora l'ex direttrice della Biblioteca comunale di Randazzo, Maristella Dilettoso – io non l’ho conosciuto, ma lo vedevo tutti i giorni, in una fotografia in bianco e nero, un ingrandimento in cornice appoggiato su un canterano: era il viso di un ragazzo dai capelli tagliati corti, ricci, dai lineamenti delicati e dall’aria triste, che indossava una divisa militare. Di questi ritratti in bianco e nero, di uomini in divisa, spesso molto giovani, erano popolate tante case, negli anni del dopoguerra. Da noi ce n'erano tre.

La storia di mio zio parte sì da Randazzo, ma ha come coordinate spazio-temporali la seconda guerra mondiale, l’armistizio dell’8 settembre 1943 ed il conseguente dramma di tanti soldati italiani come lui che, a seguito delle decisioni prese dall’alto, vissero la nuova tragedia dello scontro con l’ex alleato, la Germania, della deportazione, della prigionia, ed il più delle volte della morte”.