La ripresa della pubblicazione de “I Vespri”, rivista fondata dal compianto professor Carmelo Rapisarda, limpida figura di uomo di cultura e politico illuminato della nostra Sicilia, coincide con una delle crisi più drammatiche della storia repubblicana, a causa della politica politicante delle classi dirigenti italiane, che ha condotto alle dimissioni del premier Mario Draghi e allo scioglimento delle Camere.
A ben vedere si tratta dell’ultimo atto della degenerazione oligarchica e autoreferenziale del sistema politico e istituzionale del nostro Paese, come spiegano bene Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky nel libro “La maschera democratica dell’oligarchia”: “Nei nostri regimi democratici perciò, quando l’oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un’entità usurpatrice”.
Si guardi a ciò che è avvenuto in Italia nella cosiddetta “Seconda Repubblica”: mancanza della sovranità economica, governi “tecnici” non usciti dalle urne, sterilizzazione del Parlamento, svuotamento leaderistico delle forze politiche, alcune delle quali in preda ad una grave deriva populistica, opportunismo di deputati e senatori all’inseguimento della conferma dei loro cadreghini. Nella sostanza il popolo è stato progressivamente privato di quella sovranità che gli è formalmente riconosciuta dalla Costituzione.
È la crisi della democrazia rappresentativa, che è a sua volta frutto della crisi dei partiti, oltre che della stessa “società di mezzo”, formata dalle organizzazioni rappresentative degli interessi collettivi, come i sindacati. Profetiche appaiono le parole di uno dei padri costituenti e maestro di diritto, Piero Calamandrei, che già nel luglio 1948 in un articolo pubblicato sulla Rivista “Il Ponte” denunciava che “I partiti da libere associazioni di volontari credenti si sono trasformati in eserciti inquadrati da uno stato maggiore di ufficiali e sottoufficiali in servizio attivo permanente: nei quali a poco a poco si intiepidisce lo spirito dell’apostolo e si crea l’animo del subordinato, che aspira ad entrare nelle grazie del superiore”.
È tempo di una politica che riprenda il proprio ruolo in termini di rappresentanza e partecipazione, per fare fronte alla crisi italiana, ad un tempo economica e morale, che richiederebbe però una forte capacità di autoriforma, certamente auspicabile ma che non sembra possa realizzarsi, né adesso e neppure dopo le elezioni del prossimo 25 settembre.
Maurizio Ballistreri