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Le "Oscure luccicanze" nel nuovo romanzo di Domenico Seminerio

2023-01-13 14:00

Nunzia Scalzo

Cronaca, Focus, Cultura,

Le "Oscure luccicanze" nel nuovo romanzo di Domenico Seminerio

Quando lo si finisce, il libro lascia sollevati e al tempo stesso tristi, ma resta impresso nella testa e continua a vibrare, a riverberare

In un paese incastonato nel centro della Sicilia, il barone Gianluigi Lombardi di Grangallo e Centosalme e la segretaria di scuola elementare Giuseppina Cipolla si fidanzano, ma non si sposano. Il perché lo racconta Domenico Seminerio nel suo nuovo romanzo giallo/noir, Oscure luccicanze, edito da Algra editore e da pochi giorni in libreria.

La semplificazione è voluta, ma chi conosce l’autore sa che dietro una storia apparentemente normale, riesce a raccontare un mondo variegato che pullula di vita e contraddizioni, straordinario riflesso della vita vera.

Nell’esperienza di ogni lettore ci sono libri in grado di entrare nella testa e di restare lì fino a quando non esauriscono la loro carica di tensione, capaci proprio di ingaggiare una lotta con l’intelligenza di chi legge, del tutto vinto e imprigionato nella rete di domande e di possibili risposte. Oscure luccicanze è uno di questi.

Nel dispiegarsi delle duecentoventidue pagine, l’autore, oltre a raccontare la vicenda umana del barone Gianluigi Lombardi di Grangallo e Centosalme, attraverso una voce narrante attenta e meticolosa a far conoscere persino le più metodiche abitudini del personaggio, comprese le vicende che lo hanno visto precipitare nel burrone della sua esistenza e da lì a fatica tentare di risalire, mette a nudo un modo di fare e di sentire squisitamente siciliano.

In un alternarsi di giorni piatti a giorni più irrequieti, nonché a sonni sereni in contrapposizione a sogni infestati da incubi, il libro di Domenico Seminerio esalta e si legge con la vorace curiosità di chi sa di trovarsi davanti a un romanzo organizzato per piani, ben strutturato ed eccitante.

L’esperienza di lettura è ondivaga, essendo il libro costruito tra i modi del giallo e il lirismo della prosa d’arte, un connubio che regala forti contrasti emozionali, sperimentazione già collaudata in precedenti opere dell’autore in cui domina con grande abilità più registri narrativi. Viene fuori un’opera che alterna descrizioni di grande impatto e atmosfera, a passaggi più netti e crudi, con dialoghi svolti sempre in terza persona; il lettore si trova catturato da uno splendido inizio - perché le disgrazie altrui fanno gola a tutti-, conosce i personaggi uno alla volta e li osserva nel loro vivere e nel loro modo di essere; segue i fatti, che spesso non tornano, si ritrova discente, con una lezione sulla mafia raccontata alla maniera dei grandi; torna a commuoversi per la poesia di alcuni protagonisti e infine, come in un crescendo rossiniano, può esaltarsi per un finale da giallo di gran razza.

Potrebbe sembrare un vortice caotico e invece si tratta di un costrutto articolato, dove i personaggi sono tutti credibili e la voce dell’autore autentica; così, quando si comincia a leggere si ha voglia di tornare a infilarsi là dentro a incontrarli, a osservare la spocchia di Tano Poker, a sentire le lagnanze dell’Americano, a farsi una chiacchierata con il capitano Piergiorgio Cafiero, e soprattutto a farsi raccontare la vita  dal maestro Cipolla. Pochi i personaggi femminili e defilati, come Giuseppina e Addolorata, ma centrali e fondamentali come nella vita vera.

Quando lo si finisce, il libro lascia sollevati e al tempo stesso tristi, ma resta impresso nella testa e continua a riverberare come quella frase shakespeariana che ritorna due volte: “La luce che cerca la luce priva la luce di luce”. 

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