Sogno o realtà? È questa la domanda che rimane senza soluzione nella mente di Mario Vargas Llosa e nella curiosità degli spettatori, assistendo alla rappresentazione di ‘Appuntamento a Londra’, secondo allestimento del premio Nobel peruviano, nell’ambito di una trilogia commissionata dal Teatro Stabile di Catania diretto da Luca De Fusco (la scorsa stagione teatrale venne allestito il primo lavoro, ‘I racconti della peste’). La verità, pirandellianamente intesa, rimane avvolta nel mistero tra diverse possibili scelte interpretative.
Il regista Carlo Sciaccaluga torna ad affrontare Llosa realizzando una sorta di teatro di parola, sempre più in sintonia con la visione letteraria dello scrittore peruviano, naturalizzato spagnolo dopo l’abbandono del suo paese, dove aveva subito la delusione della sconfitta nella corsa alle elezioni presidenziali.
“Vargas Llosa affronta due dei temi che più gli stanno a cuore: la creazione della verità e il conflitto sessuale”; è quanto affermato da Sciaccaluga nelle sue note di regia. Una verità che viene continuamente rivoltata durante il colloquio fra i due protagonisti, Luca e Maddalena, i quali si incontrano in una camera d’albergo di Londra, una sontuosa suite realizzata dalla scenografa e costumista Anna Varaldo con l’ausilio di tecnologie audiovisive ed essenziali tagli di luce (di Gaetano La Mela) mentre a nogravity4monks si deve la raffinata colonna sonora.
Luca è un ricco e insoddisfatto uomo d’affari, a Londra per una importante riunione di lavoro; ha accettato di incontrare Maddalena che si è presentata come sorella del suo più caro amico, improvvisamente ‘scomparso’, senza alcun apparente motivo, molti anni prima. Ma ben presto il racconto di Maddalena (Maddy) disvelerà un passato inconfessabile che rivelerà ben presto il motivo della sua presenza: in realtà Maddy è Nino, il vecchio amico divenuto donna, così come la sua vera natura da sempre aveva imposto. Il dialogo diventa così un vero e proprio gioco al massacro a partire dalla rievocazione dell’episodio che aveva allontanato i due, quando Nino, sotto la doccia della palestra, aveva tentato di baciare Luca, il quale aveva reagito sferrandogli un potente pugno in bocca. Quell’episodio aveva segnato profondamente le loro vite, facendoli riflettere sulla natura della loro sessualità e sul conflitto che le convenzioni sociali impongono.
Sulla scena Lucia Lavia giganteggia nell’esprimere i sentimenti irrisolti di Maddy, con una interpretazione che è una grande e metamorfica prova d’attrice. Llosa le regala anche l’inserimento di un monologo che diventa una sorta di teatro nel teatro, una riflessione poetica di Walt Wiitman, “Canto il corpo elettrico”(dalla raccolta “Foglie d’erba”) il cui contenuto sente evidentemente di condividere. Luigi Tabita, dal canto suo, rivela di essere in perfetta simbiosi scenica con l’attrice romana. Un incontro-scontro attuato con piena consapevolezza; anche per lui c’è l’intervento ‘solistico’ con l’interpretazione di una celebre e dolente canzone di Luigi Tenco, “Vedrai, vedrai”.
Le possibili vite parallele dei due vengono rievocate, i tre matrimoni falliti di Luca cosi come quello di Maddy. Ma c’è anche il racconto di una possibile, lunga convivenza fra i due, tra amore e violenza che sarebbero potuti sfociare in un potenziale femminicidio. Dove sta la verità? Alla fine appare, in tempo presente, il segretario di Luca che ne sollecita la partecipazione alla riunione; è Nino! Forse è stato tutto un sogno o un desiderio irrisolto o un rimpianto…
Produzione del Teatro Stabile di Catania che aggiunge un interessante punto alla propria progettualità.