I Capuleti e i Montecchi, I puritani e Norma; tre capolavori di Vincenzo Bellini che ancora oggi esaltano gli appassionati del melodramma ottocentesco e non solo a Catania o in terra di Sicilia, ma in tutto il mondo. Se ne può capire il perché? Tre compositori siciliani, Giovanni D’Aquila, Simone Piraino e Giovanni Ferrauto, sollecitati dal Teatro Massimo di Palermo hanno provato a dare una risposta. Ne è nato un concerto per orchestra dal titolo ‘Bellini Reloaded’ che l’istituzione palermitana ha eseguito lo scorso luglio e che adesso, nell’ambito del Bellini International Context, è stato ripreso a Catania, alla villa Bellini.
Operazione meritoria che, una volta tanto, non si limita alla riproposizione delle musiche del Cigno ma lo pongono al centro di una riflessione-confronto con le realtà compositive del mondo d’oggi. Lo hanno ben compreso, ognuno secondo la propria visione e sensibilità, i tre musicisti chiamati a concretizzare il progetto con evidente entusiasmo.
Giovanni D’Aquila, nativo dell’agrigentino ed oggi docente di composizione presso il Conservatorio di Palermo, con il suo “Montague + Capulet” ha evidenziato la sua predilezione per la drammaturgia concependo una sintetica rilettura dei Capuleti e i Montecchi, una sorta di moderna parafrasi che, partendo dai temi belliniani, li elabora arricchendoli con armonizzazioni di diversa natura, ma sempre originali ed intriganti, pur sempre legati tra loro.
Diverso l’approccio stilistico del palermitano Simone Piraino che nel suo “Cielo arridi a’ voti miei” ‘gioca’ su alcuni temi de I puritani (‘A te o cara’, ‘Credeasi misera’ e ‘Rendetemi la speme’) quasi mettendo a confronto la melodia belliniana con la propria vocazione melodica di ispirazione minimalista (si avverte spesso un linguaggio ispirato alle reiterazioni di Einaudi) con una ‘narrazione’ vagamente cinematografica.
Molto elaborata la pagina del catanese Giovanni Ferrauto, docente di composizione presso il Conservatorio di Catania, direttore d’orchestra ed autore di lungo corso, che nel suo “Bellini Reloaded” immagina un futuro fantascientifico dell’umanità alle prese con il ritrovamento di alcuni reperti di Norma. I temi dell’opera belliniana scatenano una serie di suggestioni rilette alla luce di un ‘filtro’ nel quale emergono modi compositivi di altri musicisti (Stravinskij, Debussy, perfino la lussureggiante orchestrazione di Berlioz, fra tonalità e straniante atonalità…) ma sempre controllati all’interno di un linguaggio che è assolutamente personale.
Altamente professionale l’esecuzione dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo (una compagine, peraltro, adusa all’interpretazione del repertorio moderno e contemporaneo) guidata da Danilo Lombardini.
Risposta piacevolmente assertiva, sia in termini di numero sia di gradevolezza, da parte del pubblico convenuto. Sì, anche il nuovo a Catania si può presentare con successo.