Come si fa a giudicare un festival del cinema, qualsiasi festival del cinema, dopo appena poche serate? Non si può e, soprattutto, non voglio farlo anche perché il mio giudizio potrebbe sembrare agli occhi di qualche funzionario regionale in pensione ma ancora operativo, poco veritiero. Perché poco veritiero? Risposta facile. Ho seguito per 22 anni, fino allo scorso anno, il festival come responsabile della comunicazione di Taormina Arte e, quindi, anche del Taormina film fest. Quest’anno, per scelta personale, non faccio più parte della squadra e quindi qualsiasi mio giudizio potrebbe apparire, soprattutto a chi non mi conosce, frutto di pregiudizio o rancore. Invidia in una sola parola. Ma sono comunque un giornalista e un paio di cose, e al diavolo chi è prevenuto, voglio proprio dirle e ciò che mi spinge a farlo è sempre e solo l’amore che nutro per questo festival e per tutta Taormina Arte. E soprattutto verso chi ci lavora a Taormina Arte e ne ha a cuore sempre le sorti, al contrario di chi nei vari settori organizzativi è stato chiamato da fuori, a mo’ di mercenari, tagliando fuori tutte le professionalità dei dipendenti di Taormina Arte la cui esperienza e bravura non può essere messa in discussione dai “mercenari” di turno. Qualcuno anche con la puzza sotto il naso. Saranno anche bravi ma non capiscono una cosa fondamentale: il Taofest dura una sola settimana, Taormina Arte tutto l’anno e non si possono bruciare rapporti e amicizie per i capricci, sì capricci, di chi magari crede che meglio di lui nessuno sa fare quello che si deve fare. Ma cosa si deve fare? Totò e Peppino mi perdoneranno se mi sono ispirato alla loro scenetta targata “noio….”. Altra nota negativa. Il direttore artistico del festival Marco Muller e il direttore artistico della Fondazione Taormina Arte Sicilia Gianna Fratta proprio non si sopportano. Ormai è evidente. I due avrebbero (usiamo il condizionale solo perché non eravamo presenti) anche litigato più volte, non per strada ovviamente, con toni non proprio signorili. E addirittura non vorrebbero (altro condizionale non necessario) salire insieme sul palco durante le battute della presentazione. Marco Muller, lui stesso lo ha detto, ha accettato di dirigere il festival di Taormina per la pressione, gentile professionale e costante, dell’assessore regionale al Turismo Elvira Amata che non ha fatto certo mancare il suo appoggio al festival. E Muller, ma su questo non potevano esserci dubbi, ha messo su la programmazione del Palazzo dei Congressi in maniera scrupolosa e interessante. Raramente avevamo visto tanta gente alle proiezioni del Palazzo dei Congressi. Bravo Muller. Ma allo stesso tempo bisogna anche dire che mai avevamo visto il Teatro antico tanto vuoto per le proiezioni della sera. Avvilente e deprimente. Il Teatro antico, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ha bisogno di film di grande cassetta, grande pubblico e grandi star del cinema. Venerdì ci sarà Sharone Stone mentre è saltato, non per responsabilità di Taormina, Nicolas Cage. Una goccia nel deserto. Eppure Muller e Gianna Fratta nella conferenza stampa di presentazione, tutti lo ricordano, annunciando Stone e Cage avevano, per la gioia di tutti, anticipato che non sarebbero stati gli unici due superospiti ma “uno al giorno ne sarebbe stato annunciato” per ottimizzare con i media il lancio del festival. Niente di tutto questo. Gianna Fratta, che detiene il record del cappello più fotografato del festival, sempre lo stesso purtroppo, in Sicilia è quasi di casa viste le sue continue nomine. Ha voluto e creato gli eventi lirici paralleli della Villa comunale, di buona qualità e seguiti da un discreto pubblico. Onore al merito. Ma la serata delle colonne sonore dedicate a quattro film di Ficarra e Picone presenti a teatro anche sul palco è venuta, a parte le battute dei due comici, un po’ a noia. Onestamente le colonne sonore di quei film non hanno certo fatto la storia della musica da film come quelle firmate Morricone o Piovani e allora, mi chiedo, perché non far scorrere sullo schermo gigante del teatro le immagini di quei film? Sarebbe stato riduttivo? Forse, ed è ancora più grave, non ci hanno proprio pensato.
Questo era, anzi è ancora , il festival dei 70 anni. In tutta franchezza era lecito aspettarsi qualcosa di più. Si è rinunciato per il secondo anno consecutivo al concorso, si è rinunciato a una rassegna di opere prime, si è rinunciato alla sezione cortometraggi. Per dirla in una sola parola si è rinunciato al grande pubblico. Forse ci si attendeva la presenza di alcuni dei direttori artistici del passato. E invece, non senza sorpresa, l’unica ad essere presente è stata Tiziana Rocca. Pensavamo di vedere Enrico Ghezzi, Felice Laudadio, Gianvito Casadonte e Silvia Bizio che, sotto la firma Videobank di Lino Chiechio (al quale non mi stancherò mai di ripeterlo il Taofest è stato scippato) hanno realizzato l’ultimo grande festival. E quanti, da segretario generale, ne ha organizzato Ninni Panzera. Non si è visto. Ma evidentemente è stata fatta la scelta, legittima, di dare un taglio netto e definitivo col passato. Ma quando si fanno scelte di questo tipo, ripeto legittime, bisogna metter su un festival che il passato non lo faccia proprio rimpiangere. Appuntamento al prossimo anno. Con chi alla direzione? Muller non ci sarà più è quasi scontato. A meno che non sia la Fratta a lasciare, ma ci sembra poco probabile. Assessore Elvira Amata segnati subito nella tua agenda questo impegno. Subito una nomina e tanto tempo e mezzi e squadra, non mercenari, che possano organizzarlo e farlo splendere di nuovo.