La prima cosa da dire è che non sono andato martedì sera a vedere al Teatro Antico la Manon Lescaut di Puccini con la regia di Enrico Castiglione che aveva annunciato il suo ritorno a Taormina dopo anni di assenza (undici?) con squilli di trombe e fanfare. Quella che sto per proporvi non è quindi una recensione. Nessun giudizio quindi. Ma una parola ci viene subito in mente. Deprimente. Ed è riferito al flop del pubblico. I presenti a teatro, le immagini parlano chiaro, erano così pochi che avremmo potuto contarli. Ma il flop, diciamolo subito non è solo di Enrico Castiglione che ha cercato (comprensibile) di far passare il messaggio di “caccia al biglietto”, ma anche e sopratutto del megasindaco Cateno De Luca. Castiglione, così dice lui, avrà modo di consolarsi con la programmazione di Raicinque che, prima o poi, trasmetterà la Manon di Taormina. Ma il sindaco ha proprio toppato. Lui, ricorderete bene, ha avuto (dopo aver battuto i piedi) una certo numero di serate senza dover, in accordo col parco archeologico, pagare il salatissimo canone. Serate gratis a chi lui, solo lui decide, decideva di assegnare riservandosi una piccola percentuale sugli incassi. Ad Enrico Castiglione di serate ne ha date quattro, tre per le prove e una per la prima (e unica per fortuna) rappresentazione. La prima serata per la commemorazione dei 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini da questo punto di vista è stata quindi un flop. Un fallimento di presenze che forse nemmeno Enrico Castiglione poteva aspettarsi. E probabilmente anche Cateno De Luca si sta facendo qualche domanda sulle sue scelte “artistiche”. Ma le commemorazioni per Puccini non sono certo finite. Ci saranno concerti, opere (Madame Butterfly) e opere sotto forma di concerto (Turandot). E saranno tutte un flop come la Manon? E chi può dirlo. Magari qualcuna avrà successo come lo scorso anno La Traviata, ma non è questo il punto.
Non è infatti possibile che chiunque arrivi e vuole misurarsi con la lirica chiede una data, paga il canone (o non lo paga) et voilà il gioco è fatto. Non hanno importanza garanzie sulla qualità. La differenza la fa il pagamento del canone. A Verona, nella stagione lirica de l’Arena, una cosa del genere non potrebbe mai verificarsi. Ed era così una volta anche a Taormina quando era Taormina Arte a decidere quali spettacoli mettere in cartellone. Produzione propria o anche coproduzione con i privati. Ma al primo posto c’era la qualità. Poi, col tempo, un amico di quà, un amico di là, tanti amici insieme e tutto è finito. E anche lo scorso anno che le scelte le ha fatte Taormina Arte (per le sue date) con Beatrice Venezi direttore artistico è stato un disastro di pubblico e di qualità. Molte proposte di coproduzione non sono state prese in considerazione . Avrebbero garantito qualità e incassi. Adesso, quest’anno, a Taormina Arte si cambia di nuovo. Non c’è più Beatrice Venezi ma al suo posto è arrivata Gianna Fratta. Anche la Fratta ha “firmato” una stagione, la sua prima per Taormina Arte dovendo misurarsi prima di tutto con una situazione economica non certo florida. E ha così puntato su quattro concerti che potremmo definire “sicuri”. Il 19 agosto Dee Dee Bridgewater. Non più di primo pelo è vero ma pur sempre una grande artista, il 21 agosto i Kataklo (già visti a Taormina) con l’orchestra filarmonica italiana, il 23 agosto Vinicio Caposella che in Sicilia si è esibito già tante volte e il 29 agosto Emy Stwart. Troppo facile? Niente è facile quando si ha a che fare con il Teatro Antico di Taormina. Fa credere di essere di tutti. In effetti non è di nessuno.