Nicola Di Ricco, figura di spicco nel panorama teatrale italiano, con il suo spettacolo "Il Respiro del Serpente" inserito all’interno del cartellone teatrale 2024 del Catania Fringe Off Festival, (autore Nicola Di Ricco, regia Nicola Di Ricco, interpreti Fabio Farnè Marco Soccol, luci Carlo Piva, musiche Anna Sicurezza , costumi Federica Serra, ProduzioneCompagnia Teatrale Hircocervus), ci invita a immergerci in un universo scenico fatto di emozioni, domande e riflessioni profonde. Lo spettacolo rappresenta un esempio emblematico della poetica di Di Ricco. Attraverso l'archetipo di Caino e Abele, l'autore esplora temi universali come l'identità, la solitudine e il conflitto interiore.
“Caino e Abele sono la stessa persona: l’uno rappresenta l’aspetto apollineo, l’altro quello dionisiaco. Questi aspetti rappresentano le due forze primordiali che caratterizzano la natura umana, secondo il concetto filosofico di Nietzsche espresso nella sua celebre opera “La nascita della tragedia”.
Nato a Parma quarantanove anni fa, Nicola Di Ricco intraprende un percorso artistico eclettico, unendo la rigida disciplina dei corsi di teatro tradizionali alla creatività e all'immediatezza delle esperienze off. Questa sintesi ha dato vita a una poetica personale, fortemente influenzata dal teatro ragazzi. In questo ambito, Di Ricco affina la sua capacità di tessere narrazioni coinvolgenti, stimolando l'immaginazione e l'empatia del pubblico. I suoi spettacoli, caratterizzati da un profondo senso del gioco e da un'emotività genuina, affrontano temi universali con un linguaggio diretto e poetico.
Di Ricco, con una formazione artistica poliedrica e una poetica personale e inconfondibile sceglie di allontanarsi dai percorsi più tradizionali, per esplorare territori inesplorati del teatro contemporaneo.
“Amo raccontare storie che facciano riflettere e lascino in chi le ascolta” riferisce “il gusto agrodolce della domanda” continua “piuttosto che quello amaro della risposta”. Per riuscire in questa operazione” confida “ho scelto di ispirarmi alla poetica del teatro dell’assurdo, rinunciando però alla crudeltà che lo caratterizza, per abbracciare una dolcezza capace di evocare suggestioni struggenti”.
Sperimentazione e ricerca dell'autenticità, attraverso il suo lavoro, l’autore utilizza il teatro come un potente strumento per indagare l'animo umano, le sue contraddizioni, le sue aspirazioni e le sue paure. Grazie ad una narrazione frammentata e all'uso di un linguaggio evocativo, l'autore ci conduce in un viaggio introspettivo, invitando così, lo spettatore a riflettere sulla propria condizione esistenziale. Nel tempo di ricco matura l’idea di allontanarsi dalla recitazione per dedicarsi alla regia, con l'intento di creare spettacoli che mettano in discussione i canoni tradizionali della narrazione teatrale e offrano al pubblico un'esperienza emotiva più complessa.
"Come autore e regista, ho scelto di esplorare le possibilità espressive di un teatro non convenzionale” spiega “dove la frammentazione temporale e spaziale diventa uno strumento per creare un'esperienza teatrale unica e coinvolgente."
Il regista predilige un teatro essenziale, spoglio di elementi scenici superflui, che si concentri sulla forza delle parole e delle emozioni.
“I personaggi delle mie opere non hanno profili psicologici, in quanto non rappresentano caratteri ma idee, o stati d’animo decontestualizzati dalla realtà che li circonda” chiarisce “La dialettica è ridotta al minimo e quando c’è” prosegue “è costruita su argomenti pretestuosi utili solo alla messinscena di una condizione esistenziale. Uso le parole per creare immagini evocative in grado di suscitare nello spettatore ricordi o stimolare l’uso della fantasia”.
“Il Respiro del Serpente” non dipinge un futuro apocalittico, ma invita a riflettere sulla condizione umana in un contesto di vuoto e alienazione, appellandosi alla tecnica dello straniamento brechtiano per stimolare un'analisi critica da parte del pubblico.
“Uno spettacolo distopico, ma che non racconta un improbabile scenario sociopolitico” spiega l’autore “la distopia che metto in scena è di carattere esistenziale”. Con questo spettacolo Nicola Di Ricco invita lo spettatore a riflettere sulla condizione umana in un contesto di vuoto e alienazione. Inducendo lo spettatore a chiedersi cosa resta di "umano" in una società che ha perso i riferimenti più profondi all’identità degli individui, “una società che si è slegata dal passato sulla quale ha costruito ciò che è, che ha rinnegato ciò che è stata per sognare ciò che sarà”.
Nicola Di Ricco è un autore che ci invita a guardare oltre le apparenze, a scavare nelle profondità del nostro essere, e a riscoprire la bellezza e la complessità dell'animo umano.
Antonio Reina