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Franco Branciaroli Shylock di lusso

2024-04-07 18:51

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli, Focus,

Franco Branciaroli Shylock di lusso

Al Teatro Stabile allestimento di un testo classico e rispettoso dell'originale. Stiamo parlando de “Il mercante di Venezia” capolavoro del teatro shakesperiano

 

    Tra riletture, riduzioni, adattamenti, drammaturgie ‘liberamente tratte da…’ è diventato sempre più raro, oggi, potere assistere in teatro all’allestimento di un testo ‘classico’ rigoroso o quanto meno rispettoso dell’originale. Anche Shakespeare, il grande Bardo di Stratford-on-Aven, non risulta esente da tali contaminazioni ed è quindi risultata particolarmente apprezzabile l’edizione proposta dal Teatro Stabile di Catania, nell’ambito della Stagione di prosa 2023-24 alla Sala Verga. Una volta tanto, infatti, abbiamo assistito ad una Commedia, una delle più giustamente celebri del commediografo e drammaturgo inglese, curatissima sotto ogni aspetto, tradizionale, storica, ma senza perdere il contatto con la sensibilità moderna.

    Stiamo parlando de “Il mercante di Venezia”, capolavoro assoluto e controverso del teatro elisabettiano e shakespeariano in particolare (fu scritto presumibilmente fra il 1596 e il 1598) che, nell’edizione presentata, si avvale della bellissima traduzione di Masolino D’Amico, dell’accorta e sensibilissima regia di Paolo Valerio e della superba interpretazione di Franco Branciaroli.

     “In a merry sport” fa scrivere l’usuraio ebreo Shylock, protagonista della Commedia (che sarebbe forse più proprio definire tragicommedia), nel contratto con cui è disposto a concedere al mercante veneziano, rigidamente cristiano, Antonio il prestito di tremila ducati ponendo a garanzia una libbra di carne dello stesso Antonio. Sarebbe quindi un “allegro divertimento” poi trasformatosi in crudele beffa, la ‘penale’ posta da Shylock per vendicarsi delle vessazioni subite in quanto ebreo. Ci sono, infatti, una serie di contrapposizioni alla base della commedia, prima fra tutte la clemenza cristiana contrapposta alla vendetta dell’ebreo, salvo poi a tramutare la clemenza di Antonio (dopo lo scampato pericolo per merito di Porzia, in veste di improbabile, probo, avvocato) in una nuova rivalsa (Shylock dovrà, fra l’altro, convertirsi al cristianesimo!). Tutta la commedia è basata su azioni e idee fortemente contrasti dalle quali nessun personaggio può essere assolto. Basterebbe questa considerazione per ‘salvare’ Shakespeare dall’accusa di antisemitismo che ha spesso contrassegnato il suo lavoro il quale rappresenta, invece, una violenta sferzata del puritanesimo della società elisabettiana. E, ci piace dirlo, nonostante il presunto ‘lieto fine’. Bene ha fatto, allora, il regista Paolo Valerio a chiudere lo spettacolo (così come lo aveva aperto) sulla figura dell’ebreo costretto adesso, suprema beffa, a prendere l’ostia che lo consacra al cristianesimo accasciandosi al suolo.

       Branciaroli sostiene in maniera esemplare il confronto con i tanti Shylock che si sono susseguiti sulla scena, in teatro ed anche al cinema. La sua è un’interpretazione coinvolgente, spettacolare, sia pure un po’ sopra le righe in sintonia con una tradizione attoriale ‘storica’ che poneva la retorica come base essenziale del grande attore ‘mattatore’. Regge bene il confronto l’Antonio di Piergiorgio Fasolo, nell’alterigia mascherata da bontà e disponibilità soprattutto nei confronti del giovane Bassanio (Stefano Scandaletti), interamente dedito alla conquista dell’amata Porzia (una Valentina Violo quasi costantemente in scena con grande autorevolezza). Sarà forse un inconfessato amore per Bassanio a determinare la malinconica tristezza che Antonio esprime fin dalle prime battute (senza riuscire a spiegarla)?

      Emanuele Fortunati, Riccardo Maranzana, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Mauro Malinverno, Marsilia Sokoli fanno da corona, con equilibrio e proprietà stilistica, ai summenzionati protagonisti.

      Scenicamente Marta Crisolini Malatesta ha ricreato uno stilizzato ed elegante impianto allusivamente elisabettiano, coadiuvata dai costumi di Stefano Nicolao, ibridamente d’epoca ed in parte più moderni, e dalle luci agite da Gigi Saccomandi. I movimenti di scena di Monica Codena hanno fornito fluidi elementi di natura pressoché coreografica mentre le musiche di Antonio Di Pofi (cui si aggiungevano elementi ritmici eseguiti dal vivo dagli stessi attori) ricreavano un humus rinascimental-barocco di estrazione moderna che ben contribuiva alla ri-creazione di un allestimento shakespeariano.

      Produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Centro Teatrale Bresciano Teatro de Gli Incamminati.

    Spettacolo di grande spessore e di lunga durata (circa due ore e mezzo, cui il pubblico, purtroppo, non è più aduso), ma gli applausi, giustamente, non sono mancati, a dimostrazione del fatto che quando c’è la qualità il tempo passa veloce.