Secondo appuntamento concertistico al Bellini, in attesa di chiudere la stagione lirica 2022/23 con La Traviata di Verdi (dall’1 al 9 dicembre).
Un concerto dal gusto ‘giovane’ con un direttore appena ventitreenne sul podio, il novarese Riccardo Bisatti ed un pianista ragusano (ben noto al pubblico catanese) che seppur giovane ha già conquistato una vasta platea internazionale, Ruben Micieli.
Accattivante e variegata la locandina proposta. Nella prima parte era in primo piano il pianoforte con la ‘Rapsodia op.67’ del compositore Giuseppe Emmanuele, in prima esecuzione assoluta, alla presenza dell’autore, cui ha fatto seguito la ‘Rapsodia in blu’ di George Gershwin. In avvio di serata, peraltro, è stata eseguita la ‘Ouverture cubana’ dello stesso Gershwin. Sotto la guida di Giuseppe Bisatti l’orchestra del Bellini è apparsa estremamente vivace inseguendo una ricchezza di colori che la ritmica delle pagine, ampiamente ispirate da una forma ibrida di jazz sinfonico vitalistico e veloce. Lirica e ampiamente melodizzante appariva la pagina di Emmanuele cui Ruben Micieli ha impresso un suono limpido e scorrevole per poi dedicarsi, da assoluto protagonista, alla Rapsodia di Gershwin, non esente da momenti di acceso virtuosismo che il pianista siciliano ha affrontato con estrema disinvoltura, senza trascurare peraltro l’incantevole e preziosa cantabilità di cui è intrisa la partitura.
Micieli si è confermato pianista di grande maturità con una personalità debordante e una base tecnica di assoluta eccellenza, accendendo l’uditorio e regalando, alla fine, un’ulteriore prova di sensibile virtuosismo con l’esecuzione dell’estrosa ‘Jazz Fantasy on Mozart del compositore turco Fazil Say, originale rilettura in chiave jazz della celeberrima Marcia turca.
Nella seconda parte ancora due composizioni sinfoniche, fortemente impregnate di jazz, completavano il panorama della lunga serata; dapprima un brano non particolarmente popolare (almeno qui da noi), la ‘Sinfonia n. 1 Afroamericana’ del compositore americano di colore William Grant Still, vero e proprio capostipite del sinfonismo statunitense, il primo afroamericano a dirigere una grande orchestra sinfonica americana; una pagina di ampio respiro nei canonici quattro movimenti. In chiusura ‘Un americano a Parigi’, forse la composizione sinfonica più ambiziosa di George Gershwin, il quale aspirava a ‘uscire fuori’ dal suo repertorio più legato alla canzone ed al blues.
Una serata all’insegna della leggerezza, lontana dall’accademismo classico-romantico, ma non per questo priva di interesse e, soprattutto, di gioiosità, con il giovane Riccardo Bisatti che ha impresso una velocità esecutiva tutta particolare, quasi a voler divertire il pubblico, avendo a disposizione, oltretutto, una compagine orchestrale di grande professionalità come quella del Bellini.