Nello Musumeci, attuale ministro per la Protezione civile, è un politico ed un giornalista, non uno storico di professione. Però si è occupato di giornalismo di indagine, ha una passione per la storia contemporanea della Sicilia ed è una persona colta che, quando è lontana da impegni istituzionali, frequenta archivi e biblioteche. Mi è capitato, dieci anni fa, di incrociarlo alla biblioteca della facoltà di Economia di Catania perché mi confidò di essere interessato a svolgere ricerche sull'economia e le imprese in Sicilia, e a Catania in particolare, durante il ventennio fascista.
Il suo ultimo libro si intitola "La Sicilia bombardata", pubblicato per i tipi di Rubbettino, con la prefazione di Gennaro Sangiuliano, suo collega ministro alla Cultura nel governo di Giorgia Meloni. Appena dato alle stampe il mese scorso, già presentato a Gela (al lido Tropico Med) e in altre località siciliane, il libro cade nell'ottantesimo anniversario dello sbarco degli alleati anglo-americani in Sicilia. Un evento cui il senatore Musumeci ha sempre prestato particolare attenzione tant'è che - quando era presidente della Provincia di Catania - istituì nel 2000 il museo storico dello Sbarco in Sicilia inaugurato nel dicembre 2002 ed ospitato al complesso delle Ciminiere.
In questo libro – che ha come sottotitolo "La popolazione dell'Isola nella Seconda guerra mondiale" – Nello Musumeci descrive, con dovizia di particolari e con una buona base di documentazione storica, i bombardamenti che la Sicilia conobbe nel triennio 1940-43, in un lungo periodo che precedette l'avvio dell'operazione Husky nell'estate di ottant'anni fa. Quei bombardamenti aerei furono orchestrati da inglesi e americani per colpire i presidi logistici ed impedire che dalla nostra isola le truppe italo-tedesche impegnate in Nordafrica potessero ricevere i rifornimenti necessari per portare avanti la guerra nel Continente nero.
Non ci fu praticamente nessuna delle più importanti città siciliane risparmiata dai bombardamenti, Palermo e Catania in primis, ma anche tantissimi piccoli centri vennero colpiti e il tributo di civili che si pagò per queste incursioni aeree fu altissimo, quasi diecimila morti. La Sicilia conobbe così una "guerra totale", come scrive Nello Musumeci. Quella degli anglo-americani era una strategia, studiata a tavolino ed architettata in modo scientifico, per indebolire costantemente i militari tedeschi ed italiani, impaurire la popolazione locale e costringerla alla rivolta contro il regime fascista (che nel frattempo perdeva potere e credibilità a Roma), portare all'esasperazione i Siciliani. I quali, nella ricostruzione che fa Musumeci nel suo libro, ad un certo punto preferirono vivere in una grande zona grigia di disillusione, non professandosi più né fascisti né antifascisti ed inoltre non più in grado di distinguere chi fossero gli alleati e chi i nemici degli alleati.
Ai Siciliani importava una cosa soltanto. Che la guerra finisse presto e, pertanto, quando ottant'anni fa come in questi tempi gli alleati anglo-americani e francesi entrarono nell'isola da occupanti, furono accolti entusiasticamente perché alla loro presenza venne associata l'idea della fine della guerra. Che, invece, di fatto proseguì altrove e nel Nord-Italia fu segnata dalle sanguinose pagine della resistenza e di opposizione al nazifascismo.
Vale la pena di leggere il libro e soprattutto arrivare fino alle conclusioni dove Nello Musumeci prende posizione contro una ricostruzione storica dei fatti siciliani della Seconda guerra mondiale che, a suo avviso, è incompleta. Nel senso che ha privilegiato, nelle narrazioni dominanti, alcuni aspetti stereotipati ma ne ha trascurati altri, sebbene le fonti documentali abbiano confermato che, nella sua crudeltà, la "guerra totale", come tutti i conflitti bellici che si estendono nel tempo, ha seminato soltanto terrore e paura, generato violenze, determinato fame e povertà, causato morti, tantissime fra gli innocenti. E quando la guerra finisce, come ebbe a scrivere il giornalista e storico Arrigo Petacco, la cui frase è riportata in apertura del libro di Musumeci, “le bugie dei vinti sono smascherate, quelle dei vincitori diventano storia”.