Sarà ‘Manon Lescaut’, opera mai rappresentata al Teatro Antico di Taormina, l’omaggio reso alle celebrazioni pucciniane (per l’anno che ne ricorda il centenario della morte) dal regista Enrico Castiglione, il quale ritorna dopo sette anni nella città del centauro che per un decennio lo aveva visto protagonista.
A pochi giorni dal debutto, previsto per il 30 luglio, abbiamo fatto una chiacchierata col regista romano (ma di genitori siciliani) per raccogliere le sue sensazioni ed avere maggiori informazioni sull’evento.
- Che effetto le fa, innanzi tutto, ritrovarsi protagonista di un nuovo allestimento nel Teatro Antico di Taormina?
“È una grande emozione; è come riaprire l’album dei ricordi perché a Taormina ho trascorso tanti anni colmi di successi con il teatro sempre pieno e con i collegamenti che hanno esteso la visione degli spettacoli nei cinema di tutto il mondo, fino al ‘picco’ del 2017 con La Bohème che fu vista in 700 sale certificate”.
- Per l’allestimento di Manon Lescaut che disponibilità ha avuto per l’utilizzo del teatro?
“Il Comune di Taormina, insieme al Parco Archeologico di Naxos-Taormina, mi ha concesso ben quattro giorni, cosa oggi inusuale che mi permette un bel margine per le prove. Sono grato al Sindaco Cateno De Luca e all’Assessore Jonathan Sferra che mi hanno riservato questo spazio traendolo dalle giornate di utilizzo di competenza del Comune. Troppo spesso negli anni passati, infatti, chi ha allestito opere ha ‘improvvisato’ con molta approssimazione giungendo con le compagnie la stessa mattina della recita ed esibendosi la sera stessa, con gli esiti che possiamo immaginare…”
- Qual è il suo punto di vista rispetto al percorso intrapreso dalla regia moderna? Come si pone lei rispetto ai suoi colleghi?
“Quando si mette in scena un’Opera è doveroso esprimersi secondo la propria visione ma bisogna evitare stravolgimenti e mantenere un ‘senso’ che non tradisca quanto è stato creato dall’autore. Se una famiglia porta anche i figli a vedere Turandot si aspetta di vedere un’opportuna ambientazione, non si possono mettere in scena masse di nazisti… Non bisogna violentare le opere; non è il regista che deve prevalere per fare sensazione, la sua deve essere una ‘interpretazione’ del pensiero dell’autore. La Manon Lescaut da me diretta veste abiti del Settecento in un ambiente circolare con qualche soluzione che non svelo… La verità è che in mancanza di idee si inventano trasposizioni temporali improbabili. Tanto vale, allora, dedicarsi ad opere nuove composte appositamente”…
- Cosa ci dice dell’Orchestra, del Coro e degli interpreti principali?
L’Orchestra Sinfonica del Taormina Opera Festival è composta da prime parti provenienti soprattutto da Palermo (dal Teatro, dal Conservatorio) ma anche da altre parti d’Italia come Roma. È un’orchestra assai compatta costituita per l’occasione con elementi di eccellenza; sul podio il direttore d’orchestra serbo Dejan Savic. Il Coro è il collaudatissimo Gaulitanus Choir di Malta diretto da Colin Attard a cui ho aggiunto un ulteriore coro di trenta elementi, il Coro Lirico Italiano “Vincenzo Bellini” da me recentemente fondato. Quanto alle voci avremo il soprano Martina Serafin, star internazionale che ha già cantato Manon Lescaut in tutto il mondo, affiancata dal portentoso tenore lituano Kristian Benedikt, dalla voce possente".
Come mai ha scelto Manon Lescaut?
“A Taormina ho portato le più importanti opere pucciniane; mancavano Fanciulla del west e Manon Lescaut. Quest’ultima non è mai stata rappresentata a Taormina. Trovo ridicolo che in estate si ripropongano sempre le stesse opere (Cavalleria Rusticana, Tosca, Turandot…).”
E allora che Manon Lescaut sia, per la prima volta al Teatro Antico di Taormina.