Un mio amico catanese, commentando i paradossi, a voler essere gentili, della costruenda
Regione siciliana, dove le virtù diventano vizi imperdonabili senza specificazioni, mi confidava che nutriva serie preoccupazioni dovendo recarsi a Roma per un raduno sportivo.
E mi spiegava: “Se vedendomi alla guida di una squadra di circa venti atleti, il capo del PD, Enrico Letta, vede possibile incremento del suo “cartello” elettorale, mi mette in difficoltà per la risposta che io uomo di destra sarò costretto a dargli”.
Mai visto nella mia lunga esperienza politica un partito che pubblicizza vendite a prezzi stracciati per tutte le “taglie”. E’ caduto il pudore minimale del silenzio che copriva, in passato, tanti funambolismi.
Poi seguì nel mondo del calcio la moda degli “oriundi”: non era possibile “acquistare”, oltre un numero limitato, giocatori stranieri, a meno che non avessero “sangue italiano nelle vene”. Ricordo ancora la vignetta al vetriolo: “Vale anche per certe tribù antropofaghe, se fosse provato che hanno divorato missionari italiani?”
Torna, ancora attuale il titolare del bazar delle occasioni, il nominato Enrico Letta, che con spocchiosa sicumera ha voluto spiegare che la candidatura di Cottarelli, economista in assoluta antitesi con le teorie di Fratoianni e Bonelli “non costituisce contraddizione, anzi proprio la candidatura di Cottarelli dimostra che ci sono tanti punti e la capacità di andare oltre le singole frontiere dei partiti”.
Non abbandonatevi alla indignazione. Il disperato cattocomunista avrebbe l’improntitudine di aggiungere: “…e poi c’era il trolley – (ricordatel’arrivo al Quirinale del Cottarelli?) – non ancora disfatto…”. Per spezzare il torpore greve della politica e dei presunti protagonisti incontro la vita di un pittore Giacomo Balla, eccezionale artista, che in un’opera riuscì a coniugare due stili in successione: il riformismo e il futurismo.
L’opera più nota ha un titolo che per uno strano sortilegio degli eventi si inserisce nella vicenda attuale: quando i “riformisti” falliscono si affidano alla imprevedibilità del futuro.
Abbassando i toni livellandoci agli odierni protagonisti ci soccorre uno dei quadri più celebri: un negozio chiuso da parecchio tempo con le vetrate scarabbocchiate dai bambini.
Dimenticavamo il titolo: “il fallimento”.
La morale: quando non si hanno idee chiare è meglio scarabbocchiare, tanto il titolo salverà gli autori . Come presentare il buon Cottarelli come “progressista” quando sparò a zero contro gli attuali compagtni di viaggio all’annuncio della legge, poi abortita, della patrimoniale. Sia lode a Flaiano, genio dell’umorismo, a cui chiesero se per caso fosse comunista rispose: “Non sono così ricco, non me lo posso permettere.”