Ancora Stromboli. Ancora un’esplosione violenta, un’altra colata lavica che scendendo come sempre dalla “sciara del fuoco” arriva in mare, un terremoto e un crollo, come nel 2002, di un pezzo di montagna provocando un collasso sottomarino e il conseguente spostamento delle acque. Ed ecco un altro tsunami, piccolo, ridotto ma sempre tsunami. Niente vittime. Niente danni. Sembra una maledizione. Sembra non esserci più pace a Stromboli. L’isola, la montagna, il vulcano, il mare che lo circonda, sembrano aver perso la pazienza. Ma, direte, come può un’isola perdere la pazienza. La perde. La natura perde la pazienza (e lo vediamo purtroppo ogni giorno), la perde Stromboli che è una delle espressioni più grandi, meravigliosa espressione, della natura stessa. Lo scempio degli speculatori (i proprietari delle barche che vomitano nel periodo estivo una media di cinquemila persone al giorno con un giro d’affari che fa arrossire anche il traffico della droga) e nessun sindaco che riesce a porvi rimedio, costruzioni ovunque anche in prossimità dei torrenti che avrebbero potuto, se liberi e puliti evitare, o mitigare, le ultime alluvioni come quella di agosto che non ha fatto vittime solo per puro miracolo. Così come non ci sono state vittime nello tsunami, ben più grave di quello di domenica, del 30 dicembre 2002. Poteva essere una strage se fosse stato ad agosto. E da quel giorno lontano Stromboli è considerata un’isola a rischio. Ma non gliene frega niente a nessuno. E anche adesso, lo abbiamo già detto, niente danni, niente vittime. Come se Stromboli avesse voluto dare a tutti una nuova possibilità. Un 2023 quello che sta per concludersi disastroso per l’isola e per chi, onestamente, ci lavora. Tutti pronti per rifarsi dopo le stagioni del Covid quando lo sciagurato incendio di maggio durante le riprese di una fiction per la televisione dal titolo, ironia della sorte, “Protezione civile” distrugge, sì distrugge, l’isola. Incuria, menefreghismo, approssimazione le cause. E questo è certo e che nessuno ci parli do “tragica fatalità”. I responsabili? C’è una inchiesta affidata al sostituto procuratore Carlo Brai della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e sono passati i sei mesi necessari per la chiusura delle indagini. Ma al momento niente è venuto fuori, nessuna comunicazione. Segno evidente che è stato chiesto un supplemento di indagini. Che si faccia quello che si deve, il più in fretta possibile, senza dimenticare che tutta Stromboli, e non solo, aspetta risposte. Quell’incendio ha distrutto l’ intera isola. Non un filo d’erba è rimasto, non un solo albero è alla prima bomba d’acqua è venuta giù la montagna riempendo il paese, strade, case, spiagge, di fango. L’ennesimo scempio. E ogni volta che piove la stessa storia. E’ successo di nuovo e la vecchia strada che porta all’osservatorio è quasi del tutto crollata. E ora la nuova eruzione. Il lato positivo? Il sistema di allarme ha funzionato perfettamente. Subito le sirene hanno suonato in tutta Stromboli a Lipari e anche a Milazzo. Nel 2002 lo tsunami disancorò una petroliera. L’aliscafo è stato fermato a Panarea e fatto tornare indietro. Ma alla fine non è successo nulla di irreparabile. Ma è giusto che il sistema di allarmi funzioni ed è scattato un piano per l’evacuazione generale. Piano di evacuazione che sarebbe impossibile attuare in estate quando il porto è super affollato da bancarelle abusive, turisti mordi e fuggi e barche all’ancora. Forse un giorno qualcuno lo capirà anche se abbiamo dei forti dubbi. L’esplosione, gigantesca esplosione, ha riempito tetti, strade e giardini di cenere. La lava ha cominciato a correre lungo la sciara del fuoco fermando la sua corsa in mare. Come sempre accade. Ieri il flusso di lava pur continuando la sua discesa è rallentato fermandosi prima di arrivare in acqua.
Le escursioni al vulcano? Al momento sull’isola non c’è un solo turista. “Forse a Natale – ci dice la guida Zazà – ma a distanza di sicurezza, a bassa quota penso si potrà ancora salire”.
Stromboli alla fine è un gigante buono. Ma tutti i giganti prima o poi perdono la pazienza soprattutto quando i segnali che manda non vengono presi nella giusta considerazione. Siamo in tempo. Non aspettiamo le tragedie per individuare, quando è troppo tardi, colpevoli che sono già noti a tutti.