Il mondo della musica catanese (ma non solo) è in lutto e piange per la scomparsa del Maestro Domenico De Meo, avvenuta ieri mattina, 15 ottobre, all’età di 94 anni. Musicologo, didatta, pianista e profondo conoscitore del mondo della musica in tutte le sue accezioni, dall’esegesi delle partiture alla pratica dell’esecuzione musicale in tutti i suoi aspetti, ‘Mimmo’ De Meo ha dedicato con amore e passione l’intera vita allo studio ed alla ricerca della verità indagando direttamente sulle partiture, analizzandone ed illustrandone ogni dettaglio tecnico con estrema perizia e competenza ed inserendole nel loro contesto storico. Il suo territorio di elezione, il melodramma romantico (ma come non ricordare anche il suo amore per Bach?), coincise in maniera particolare, ma non esclusiva, con l’incondizionato amore per il Cigno catanese Vincenzo Bellini, del quale conosceva ogni minimo e recondito lavoro, oltre ad ogni passo della sua biografia. Lo studio del musicista catanese costituì per lui quasi una missione, che lo portò ad affermarsi presso la comunità scientifica nazionale ed internazionale quale suo massimo esperto e conoscitore. Con Mimmo De Meo scompare un pezzo di storia ma il suo lavoro rimarrà a disposizione degli studiosi quale modello ed esempio. Il suo contributo ha prodotto infatti una serie di interventi, nell’ambito convegnistico, saggistico, critico che rimangono quali punti di riferimento essenziale per un approccio alla musica belliniana.
Ricorderemo a titolo esemplificativo la sua revisione critica filologica della seconda edizione di ‘Adelson e Salvini’ (la prima opera di Bellini, ndr), andata in scena in prima esecuzione mondiale al Teatro Massimo di Catania il 23 settembre del 1992 in occasione del IV Festival belliniano. Di ogni opera belliniana conosceva ogni minimo dettaglio, ricavato dall’approfondimento dei manoscritti originali e non furono pochi i suggerimenti dati ai direttori d’orchestra, anche con il contributo di brani inediti da lui scoperti e revisionati (Sonnambula, Bianca e Fernando, i frammenti di Ernani, Norma…).
Si potrebbe parlare a lungo della sua severa formazione professionale (a partire dal diploma in pianoforte al Conservatorio ‘San Pietro a Majella’ di Napoli), delle sue costanti collaborazioni col teatro Massimo (prima come maestro collaboratore, poi con svariate consulenze e partecipazioni in comitati e conferenze) e didattica (fu docente prima all’Isef poi alla scuola ad indirizzo musicale Giacomo Leopardi di Catania); per non dire dell’intensa attività di conferenziere in Italia ed all’estero.
Ma a me piace ricordare anche e soprattutto l’uomo, cui mi lega un lungo e profondo legame di amicizia e rispetto reciproco, da lui elargiti quasi con umiltà. Mimmo fu per me impagabile Maestro; durante le costanti frequentazioni in teatro, nell’arco di oltre trentacinque anni, aveva sempre qualcosa di interessante da raccontare, aneddoti sulla Catania del passato, dettagliati ricordi sulle trasformazioni architettoniche del teatro, vicende legate ai grandi artisti che aveva conosciuto durante il suo lavoro in teatro. Per me era una miniera inesauribile di conoscenza. La sua memoria era proverbiale, ricordava a menadito ogni rappresentazione del passato ed era sempre pronto a confrontare i vari allestimenti susseguitisi nel corso degli anni, rievocandoli con preziosi contributi critici.
Ci mancherai Mimmo, mi mancherai. Con te se ne va un pezzo di mondo!
ALDO MATTINA