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T.S.Eliot e la sua "Terra desolata"

2024-05-18 19:45

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli, Attualità,

T.S.Eliot e la sua "Terra desolata"

Sei incontri di "poesia e teatro" allo Stabile. Per approfondire la scrittura di grandi poeti appartenenti all'area linguistica e culturale anglo-americana

 

    Sei incontri di ‘Poesia a Teatro’. Così il Teatro Stabile di Catania ha inteso approfondire la scrittura di alcuni grandi poeti appartenenti all’area linguistica e culturale anglo-americana, affidandosi alla sensibilità ed alla competenza del professor Massimo Bacigalupo, saggista, traduttore e professore emerito di Letteratura americana all’Università di Genova.

    Avviato il 21 marzo, nel Ridotto di Sala Verga (dove si sono tenuti tutti gli incontri) con una lettura dei ‘Sonetti e il Mercante di Venezia’ di William Shakespeare, affidata ad Alessandro Romano, il ciclo di letture è proseguito con la stessa formula; così mentre Maria Rita Sgarlato  leggeva ‘Il fucile carico’ di Emily Dickinson il professore Bacigalupo provvedeva ad illustrare le pagine dell’autrice disvelandone con disinvolta affabulazione e profondità di pensiero lingia e concetti. Allo stesso modo i successivi incontri: Lord Byron, ricordato a duecento anni dalla morte con pagine lette da Filippo Brazzaventre e ‘A tu per tu con la vita’ del premio Nobel 2020 Louise Glück con la lettura di Rita Fuoco Salonia.

    Infine nei giorni scorsi, e in due date consecutive, sono stati accostati gli ultimi due grandi autori presentati alla fine di un ciclo che, ci auguriamo possa avere un seguito; tale è stato, infatti, lo spessore culturale di questo accostamento alla grande poesia da sperare senz’altro nella reiterazione della formula. James Joyce e T.S. Eliot, maestri indiscussi del Modernismo sviluppatosi a partire dagli inizi del Novecento (insieme ad Ezra Pound), sono stati i protagonisti di questi ultimi due appuntamenti; il primo, Joyce, con una lettura di Debora Bernardi intorno al ‘Bloomsdays’, la giornata che Dublino dedica ogni anno al suo celebre compatriota per tenere sempre viva la memoria e la divulgazione del suo ‘Ulisse’; il secondo, Eliot, a partire da quel ‘Metodo Mitico’ (peraltro estensibile anche a Joyce) che caratterizzò la singolare vicenda artistica ed umana dello scrittore nativo americano e successivamente naturalizzato britannico (dal 1927).

      Mentre il professor Bacigalupo  tracciava con sconcertante naturalezza i caratteri del mondo poetico di Eliot, citando a menadito i molteplici riferimenti letterari della sua opera, da Shakespeare a Dante, dalla mitologia celtica a Baudelaire, illustrandone i registri stilistici che virano, con voluta disinvoltura, da un linguaggio dal tono aulico a quello conviviale  (o addirittura degradato), Gianmarco Arcadipane provvedeva a leggere, o meglio ad interpretare rendendole particolarmente ‘vive’, le prime tre parti del poema ‘The Waste Land’ (La terra desolata), uno dei massimi vertici dell’arte poetica novecentesca, metafora della condizione della terra all’indomani della 1° guerra mondiale e capolavoro assoluto di Eliot, scritto nel 1922.  Celebre e visionario l’incipit:

 Aprile è il più crudele dei mesi, genera
lillà da terra morta, confondendo
memoria e desiderio, risvegliando
le radici sopite con la pioggia della primavera.

cui fa seguito un caleidoscopio di riflessioni, metafore, citazioni letterarie che rendono ‘La terra desolata’ un vero e proprio scrigno di tesori, fino alla lapidaria conclusione: Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine.