“A me piace lavorare con la gente. Ho rapporti diretti e interessanti con il dottor Poole e con il dottor Bowman. Le mie responsabilità coprono tutte le operazioni dell'astronave, quindi sono perennemente occupato. Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare.” E’ la voce di quella che possiamo definire la prima forma di intelligenza artificiale. Chi pronuncia queste parole? Hal 2000. Il grande computer o se preferite elaboratore protagonista insieme agli attori, semplici umani, del film 2001 Odissea nello spazio. Un film, un autentico capolavoro del 1968 prodotto e diretto da Stanley Kubrik, di fantascienza ambientato in un futuro prossimo e che tocca temi come l'identità ed il destino della specie umana. Hal 2000 (per anni si è pensato che dietro si nascondesse un acronimo H uguale I, A uguale B, L uguale M e quindi IBM 2000. Ipotesi smentita, ma solo anni dopo. E Hal 2000, la sua intelligenza artificiale, si ribella durante il viaggio nello spazio e l’uomo è costretto a disinnescarlo. E quindi l’intelligenza artificiale può essere disinnescata dall’uomo? L’uomo continua ad essere il vero e unico grande protagonista? E no. Purtroppo no. E vedremo perché. E lo vedremo anche grazie al libro di Dario Colombo “Tu, robot”. Ma di cosa parliamo quando pronunciamo le parole intelligenza artificiale, quasi abusate ormai anche se ancora tuttaltro che definite e alla portata di tutti? Motori di ricerca, scintilla artificiale basica, algoritmi. Motori di ricerca inferenziale che fanno ragionamenti, escludono ipotesi assurde scegliendo la più vicina al pensiero dell’uomo. E quindi se così può sbagliare? Ancora un no visto che questa intelligenza apprende dai propri sbagli (o da quelli dell’uomo con cui comunque si interfaccia, almeno per ora) e aggiusta il tiro di errore in errore e si avvicina, sempre di più si avvicina, alla cosa più giusta. E la cosa più giusta possiamo chiamarla realtà? Vedete, ancora troppi interrogativi. Ma, discutendo sempre con Dario Colombo l’autore del libro “Tu, Robot”, primo saggio al mondo di politica ed economia scritto, ma da chi?, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale viene fuori la validità e l’aspetto etico dell’intelligenza artificiale. “Vengono fuori – ci dice Colombo – criteri valoriali non tipici della convivenza sociale e civile. Non appare pietà, né empatia né fatalità”. Come dire che sono questi criteri di valutazione che una intelligenza artificiale ritiene fragili. “Di contro – continua Colombo – possiamo parlare di una visione monocratica dell’intelligenza”. E ancora: “Non ha sentimenti l’intelligenza artificiale, e si comporta al contrario dell’uomo che sempre e comunque tira fuori, anche non volendolo, quelli che possiamo definire disvalori”. E subito mi viene da pensare alla sentenza, una qualsiasi sentenza di un giudice, un qualsiasi giudice. Una comparazione con un giudice che deve sentenziare con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Quante sentenze, soprattutto politiche, cambierebbero? Non ci sarebbe approccio buonista e in altri casi non ci sarebbe né invidia né cattiveria né speculazione di qualsiasi tipo. E’ una realtà drammatica se volete, ma una realtà con la quale bisogna cominciare a fare i conti. Sì, è un aspetto ancora poco affrontato. “C’è sempre più bisogno di imparzialità e non di intelligenza condizionata”. E viene da tremare a queste parole.
E il libro di Dario Colombo, “Tu, robot”, nasce proprio per stimolare questo dibattito. Ma come si accede all’intelligenza artificiale? “Ci sono dei siti. In Italia non si può ancora accedere, il garante alla privacy ne vieta l’utilizzo costringendo le società a inibire l’accesso dall’Italia e quindi solo accesso dall’estero. Reale o simulato”. “Sono stati posti quesiti di tutti i tipi anche sui calcoli delle possibilità per vincere al Superenalotto, ma anche l’intelligenza artificiale in questo caso ha dovuto arrendersi. Nessuna soluzione”. Al momento in molti la definiscono come un giocherello, a domanda risponde. Interlocuzioni ipotetiche con un soggetto. “E – sostiene sempre Dario Colombo – riesce a mantenersi neutrale rispetto al politically correct”.
Ma si può dire che l’autore del libro “Tu, robot”, scritto grazie all’intelligenza artificiale sia proprio Dario Colombo e cosa sarà per gli altri libri? “E’ proprio questo il dibattito del momento dal punto di vista giuridico. Tutto si sviluppa a una velocità impressionante, Ricordate il primo video giochi, il ping pong televisivo: chi poteva pensare a una play station di oggi. Si pensava di arrivare a certi tipi di risposte e di utilizzo nel 2030, ma si è molto più avanti”. E quindi si potranno scrivere grazie all’intelligenza artificiale dei capolavari, tipo la Divina Commedia? Risposta secca e, in qualche modo inquietante. “E chi può escluderlo”.
Ma poi mi rilasso e penso: si può fermare tutto come ha fatto l’uomo sulla navicella spaziale con Hal 2000 nel film 2001 Odissea nello spazio. “E no, non si può fermare più niente. I poteri di Hal 2000 erano rinchiusi e limitati in una navicella spaziale. Adesso l’intelligenza artificiale è in rete in tutto l’universo”.