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Statuette "buoniste". L'Accademy non perdona

2025-03-04 14:20

Redazione

Cronaca, Spettacoli, Attualità, Focus,

Statuette "buoniste". L'Accademy non perdona

Silurato il film più atteso con 12 nomination: all'attrice Karla Sofia Gascon non è stato perdonato un vecchio twit razzista. Statuetta a Zoe Saldana (foto)

di Mariella Piccione

 

Red  Carpet come sempre scintillante, tanto per le star quanto per gli outfit, quasi tutti molto belli, per la notte del cinema più ambita e magica. Conan O'Brien, che ha condotto il programma,  si è ben proposto, con una ironia a tratti prossima a quella italiana.

Ma veniamo ai vincitori. Tanto amaro in bocca per parecchi, fra cui Emilia Perez di Jacques Audiard,  primo film non americano a concorrere con ben 13 nomination, e poi silurato (a causa di un vecchio twit razzista della protagonista Karla Sofia Gascon).  Emilia Perez, originale nell'utilizzo del linguaggio del musical  per raccontare un dramma veramente accaduto, con una regia (Jacques Audiard) e un montaggio eccelsi, ha preso le briciole: solo 2 statuette, attrice non protagonista ( Zoe Saldana nella foto) e canzone originale.

Super premiato Anora, 5 statuette: regia ( consegnata da Tarantino), film, attrice protagonista, sceneggiatura originale e montaggio. Palma d'Oro a Cannes per valorizzare una produzione indipendente, dopo le nomination deve averla persa, l'indipendenza: il ribaltamento delle proporzioni fra candidature e premi conseguiti è troppo eclatante per essere casuale. Film interessante nelle intenzioni ma non eccezionale negli sviluppi: un primo tempo al limite della melassa che si trasforma, nella seconda parte, in una pessima imitazione del mood tarantiniano, con una protagonista ( brava, ma non eccellente) che avremmo potuto trovare a "uomini e donne", o roba simile. Ottimo (quello sì, da Oscar) il finale. Evidentemente l'oligarca russo che si reca negli USA per cementare i canoni educativi del capitalismo  deve aver conquistato il cuore dell'Academy......

Oscar per la miglior sceneggiatura non originale a "Conclave", anche se la nostra  Isabella Rossellini, in abito blu velvet, con gli orecchini che la madre Ingrid indossò in occasione di analoga cerimonia ( omaggio al compianto David Lynch e scaramantica speranza), è rimasta a bocca asciutta; come Demi Moore ( The substance), già vincitrice del Golden Globes,  fino a qualche settimana fa superfavorita insieme alla Guascon di Emilia Perez.

Bene per Alba Rohrwacher, che è stata una delle presentatrici dei candidati per la miglior fotografia, madrina di Edward Lachman per "Maria": emozionatissima,  ha presentato in inglese; il premio è andato a Lol Crawley per "The Brutalist". Quest'ultimo film, già  Leone d'Argento per la regia ( Brady Corbet) a Venezia, si è aggiudicato anche la (meritata) statuetta all'attore protagonista, Adrian Brody, oltre alla colonna sonora.

Dune parte seconda si è aggiudicato i due premi per effetti sonori ed effetti speciali; miglior attore non protagonista Kieran Culkin per "A real pain", mentre come miglior film straniero ha vinto "Io sono qui" di Walter Sales; premi entrambi  ben meritati. La  serata ha visto anche un ricordo a Gene Hackman affidato a Morgan Freeman. Nel complesso, pur essendo  stati diversificati i premi tra vari film, il risultato ha lasciato molte perplessità. Oscar qui e lì per soddisfare un po' tutti, pienone di statuette per un film in cui la traduzione italiana della parola "fuck" si ascolta oltre 400 volte.

 

Del resto, mentre noi siamo " il paese del sole", negli USA ad un presidente si perdona una tentata insurrezione, ma

 

 non un atto sessuale, e  una attrice viene penalizzata per un twit. Gli americani......