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Le intellettuali di Molière: questo si che è teatro!

2024-11-16 10:52

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli, Focus,

Le intellettuali di Molière: questo si che è teatro!

Inaugurazione teatrale come quella della Stagione di prosa del Brancati presentata in modo rigoroso e rispettosa, e ti accorgi che il teatro può ancora vivere

Qualcuno, al giorno d’oggi, si adopera a ridimensionare il passato, quando si tratta di portare sulla scena testi teatrali ritenuti obsoleti e non più corrispondenti alla sensibilità moderna. Ecco allora che la tendenza della regia moderna si è sempre più rivolta alla ‘rivisitazione’, all’”aggiornamento”, all’adattamento, quando non avviene addirittura la “manipolazione” di testi e autori di cui si mantengono i titoli solo per far leva sulla fama e sul richiamo che questa ancora esercita. Oppure si fa  ricorso alle trasposizioni letterarie che, per quanto possano essere ben fatte non si possono certo ascrivere al repertorio teatrale poiché drammaturgicamente incongrue.

     Poi ti imbatti in una inaugurazione teatrale come quella della Stagione di prosa del teatro Brancati di Catania, presentata in modo rigoroso e rispettosa dell’autore, e ti accorgi che il teatro può ancora vivere, può coinvolgere, emozionare, far riflettere e, perché no, anche divertire, come in questo caso. Perché la commedia ‘Le intellettuali’ (Les femmes Savantes), di un ‘certo’ Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, è teatro allo stato puro, immortale e non è incrinata dalle incurie del tempo. E pensare che è stato scritto nel 1672, penultima opera del commediografo, il quale morirà l’anno successivo  di tubercolosi, dopo essersi sentito male mentre sulla scena recitava da protagonista il suo ultimo capolavoro, “Il malato immaginario”.

     È incredibile quanto possa essere moderno il teatro di Molière, per temi trattati, per linguaggio, per struttura, un secolo prima di Carlo Goldoni, insieme al quale costituisce l’asse portante dell’innovazione drammaturgica sul versante della Commedia.

     La casa del borghese benestante Chrysale, uno strepitoso Giuseppe Pambieri, ironico, leggero e saggio ‘alter ego’ dell’autore, è un realistico microcosmo della Francia del XVII secolo in cui trovano dibattito le dispute sulla cultura, sui diversi ruoli sociali, sull’ignoranza qui elevata a cartina di tornasole contro la vacua e supponente supremazia della filosofia e della poesia da salotto. Le tre donne di casa, la moglie di Chrysale, Philaminte (una magistrale Micol Pambieri), la sorella Belise (divertentissima Barbara Gallo) e la figlia maggiore Armande (una Isabella Giacobbe assai brava nella raffigurazione della ragazza ‘plagiata’ dalla madre e dalla pseudocultura)  rappresentano al tempo stesso i fermenti di un femminismo ante litteram (è Philaminte a pretendere di avere l’ultima parola) e il ritenersi depositarie di un’apparente cultura dominata da rigori linguistico-grammaticali; salvo farsi poi abbindolare dal poeta e filosofo Trisottin (un elegante e statuario Giorgio Lupano) portatore di una supponente prosopopea tale da incantare le tre donne che lo elevano a grande uomo di cultura. C’è forse qualcosa di diverso dagli odierni talk-show televisivi con la divizzazione di personaggi spesso ‘costruiti’ ad arte? Dall’altra parte c’è la spontaneità della coppia di innamorati: la seconda figlia di casa, Henriette, interpretata da una frizzante Roberta Catanese e Clitandre, giovane di buon senso e di sinceri affetti, cui dà voce un volitivo Eugenio Papalia e, non ultimo, Ariste, fratello di Chrisale, risolutore finale dell’intricata matassa con un furbo stratagemma; ne è arguto interprete il bravo Davide Sbrogiò. Bene in parte anche Santo Santonocito (Vadius e notaio) e la divertentissima serva Martine, Margherita Frisone. Gabriele Casablanca era il lacchè L’Epine.

     La regia di Giovanni Anfuso (che ha curato anche l’adattamento) asseconda con suadente leggerezza il susseguirsi delle divertenti scene che si svolgono con perfetta scelta di tempi, così come il genio di Molière le aveva costruite.

    Le stilizzate, realistiche  ed essenziali scene di Andrea Taddei, così come i bei costumi di Riccardo Cappello, valorizzati anche dal disegno luci di Antonio Rinaldi e dalle musiche di Francisci-Conti, creano un contenitore godibile e funzionale; gli eleganti movimenti coreografici sono di Giorgia Torrisi Lo Giudice. Coproduzione del Teatro di Messina, Teatro della Città – CPT.

    Spettacolo che ha incontrato, giustamente, grande apprezzamento da parte del pubblico, spesso anche a scena aperta. Così si fa teatro!