facebook
instagram
whatsapp

redazione@ivespri.it

Settimanale siciliano d'inchiesta

fondato da Carmelo Rapisarda

Direttore Responsabile: Fabio Tracuzzi - direttore@ivespri.it

Direttore Editoriale: Nunzia Scalzo - direttoreditoriale@ivespri.it

Registrazione: Tribunale di Catania n. 7/2006 del 3/3/2006

Sede legale: Via Aloi 26 - 95126 Catania

 

Contatta la redazione: redazione@ivespri.it

Contatta l'amministrazione: amministrazione@ivespri.it


facebook
phone
whatsapp

Settimanale siciliano d'inchiesta

fondato da Carmelo Rapisarda

Settimanale siciliano d'inchiesta

fondato da Carmelo Rapisarda

banner per i vespri
vespri_300x250

Editore e ragione sociale:
Vespri società cooperativa

Via Aloi 26 - Catania

P.IVA IT04362690879 - Codice fiscale 93117170873
pec: cooperativa.vespri@twtcert.it

I Vespri @ Tutti i diritti son riservati, 2022

Miccichè insulta in pubblico Falcone: e volano gli stracci

2022-12-04 19:49

Fabio Tracuzzi

Cronaca, Politica, Focus,

Miccichè insulta in pubblico Falcone: e volano gli stracci

Alla Festa regionale del Tricolore organizzata da Fratelli d'Italia a Catania violento scontro tra Gianfranco Miccichè e l'assessore Marco Falcone.

“Falcone è uno stronzo, con lui non ci parlo”. Le parole sono di Gianfranco Miccichè e sono rivolte al suo collega di partito (Foza Italia) all’assessore regionale della Giunta Schifani Marco Falcone. L’occasione è la Festa regionale del Tricolore organizzata a Catania  da Fratelli d’Italia che, come vedremo, si è chiusa con i botti. E non è un’ esagerazione. Tra tavoli di lavoro e interviste più o meno interessanti con picchi di grande interesse e con una polemicuccia a distanza tra il Presidente del Senato Ignazio La Russa e l’eurodeputato Raffaele Stancanelli, tutto per il resto era andato liscio secondo i programmi. Argomento la candidatura a sindaco di Catania. Il Presidente La Russa è categorico: “C’e una regola da noi, chi ha già fatto il sindaco non può farlo una seconda volta e Stancanelli lo ha già fatto”. Risposta di Stancanelli: “Mai sentita questa regola, ma se così fosse La Russa dovrebbe spiegare come mai suo fratello è consigliere alla regione Lombardia da anni e anni. E comunque non sono interessato a fare il sindaco di Catania. Chiuso l’argomento”. Sembrava non potesse succedere più niente ed invece eravamo solo all’aperitivo. O antipasto se preferite.  Dopo l’intervista al Presidente della Regione Schifani, che ha tanti pregi ma tra questi certamente non c’è quello di infiammare le platee, si passa all’appuntamento successivo. Sul palco esponenti di tutti i partiti della coalizione e tra questi l’assessore Marco Falcone e, udite udite,   Gianfranco Miccichè.  Il moderatore è Mario Barresi giornalista di razza e provocatore delicato e sopraffino, non in ginocchio insomma.  E Miccichè ha avuto modo, tra mugugni e cenni di dissenso, ma mai invadenti, del pubblico (tutto di Fratelli d’Italia) di esporre le sue lamentele, dicendo di essere la verità in persona, di non dire mai bugie e di non sopportare quelle degli altri su di lui. E che sarebbero tante.  Ha rivendicato con orgoglio di “aver fatto fuori” Musumeci e che lo rifarebbe ancora, ha negato di non aver votato per Galvagno alla Presidenza dell’Ars (“questo è tutto da dimostrare” lo ha interrotto con un sorriso lo stesso Galvagno seduto al suo fianco). Ha sottolineato che tutti gli assessore di Musumeci hanno fatto disastri, e ha ribadito che si sente tradito da Schifani che alla fine non ha dato niente a lui e al suo gruppo, come se Miccichè non fosse di Foza Italia. E quindi si sente tradito da Schifani facendo finta di non ricordare che quando fu deciso il candidato con l’avallo di Berlusconi lui, senza avallo alcuno, diramò un comunicato nel quale diceva che Schifani era l’uomo sbagliato e che solo lui in Foza Italia poteva essere il candidato presidente designato. Un comunicato che stava facendo saltare l’unità della coalizione e regalare possibilmente la vittoria ai Cinque Stelle. Un giochetto che a Miccichè era già riuscito ai tempi di Crocetta.

Ed a questo punto che Mario Barresi coglie al volo l’occasione e chiede a Miccichè un gesto di buona volontà e fare un passo verso la conciliazione approfittando della presenza sullo stesso palco dell’assessore Marco Falcone.  E Miccichè ripete la frase che, ci dicono, aveva già detto in aula. “Falcone è uno stronzo, con lui non ci parlo”. E apriti cielo. Non appena il microfono è arrivato tra le mani di Falcone le sue accuse a Miccichè, politiche comunque, e senza insulti, sono un continuo crescendo fino a dirgli che ormai è politicamente finito. E che se ne deve andare.  Miccichè, dopo aver acceso il fiammifero, per protesta minaccia di andarsene con la platea palesemente  dalla parte di Falcone e contro Miccichè. A mettere la pace ci pensa il neo presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che ha convinto Miccichè a restare riportando un momento di, solo apparente, serenità.

Giornalisticamente un momento interessante, politicamente squallido. Forza Italia ha fatto una figura davvero barbina. Miccichè sarà anche il coordinatore regionale, ma ha anche sulla coscienza il crollo di immagine (e quindi di voti) che verrà dalla caciara di ieri. Berlusconi è ancora disposto a sopportare? O come dicono in tanti è obbligato a sopportare? Il resto alla prossima puntata. E sì, perché questa squallida storia non finisce qui. Morale della favola? Ora la spaccatura in Foze Italia, e quindi nella coalizione, è ancora più profonda