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Cateno De Luca tra Gandhi e Bossi

2022-07-21 11:29

Giovanni Frazzica

Cronaca, Politica, Focus,

Cateno De Luca tra Gandhi e Bossi

Cateno De Luca non nasconde il suo disagio per il fatto che il centrodestra siciliano vorrebbe negare la candidatura alla Presidenza della Regione a Nello

 

 

Cateno De Luca non nasconde il suo disagio per il fatto che il centrodestra siciliano vorrebbe negare la candidatura alla Presidenza della Regione a Nello Musumeci, suo avversario ideale, e scrive: “Ignazio La Russa tenta di ricucire lo strappo interno al centrodestra, però Giorgia Meloni si è stancata di Nello Musumeci. In questo quadro si inserisce Miccichè che vuole proporre un nome alternativo a Musumeci: Raffaele Stancanelli, che va bene a Raffaele Lombardo, va bene a lui perché è di Catania e gli consente di tornare  a fare il presidente dell’Ars, va bene anche a Luca Sammartino, perché Stancanelli, che ha 70 anni, farebbe con lui il patto dei 5 anni consentendogli  di prepararsi alla scalata". Un eventuale avversario diverso da quello che si era prefigurato non può tuttavia fermare i programmi operativi dell’ex sindaco di Messina. Dopo il rito (bossiano) del tuffo nel torrente Urigu, che attraversa il Comune di Fiumedinisi, Cateno De Luca ha annunciato infatti il suo cammino in dieci tappe verso la Presidenza della Regione. Inizio a Fiumedinisi, dove tutto ebbe origine, traguardo a Palermo, passando per Messina. Un cammino che dovrebbe ricordare le marce di Gandhi che camminava a piedi nudi per l’India attraversando le folle osannanti, che vedevano in lui colui che li liberava dalla dominazione inglese. E in effetti De Luca dice di volere liberare la Sicilia da quella “banda bassotti” in cui di volta in volta inserisce coloro che non sono d’accordo con lui, mentre tra i suoi ranghi inserisce coloro che gli assicurano obbedienza e che, per questo motivo, ottengono una nuova verginità rispetto al loro passato. Per l’immunità invece c’è l’ottimo avv. Taormina, sempre pronto a intervenire in caso di necessità. Una “gioiosa macchina da guerra” dunque e tanto simbolismo, scopiazzato dalle sue reminiscenze, come il Partito “Sud chiama nord” che ricorda la sigla di una fortunata trasmissione Rai condotta da Luigi Necco. E’ uno sforzo immane per andare oltre il consenso elettorale, come se volesse superare la realistica narrazione che facevano di lui coloro che l’avevano sostenuto inizialmente, sembra infatti che egli ora voglia ridefinire la propria immagine e che, mentre prima rispetto ai grandi nomi della politica voleva diventare uno di loro ed entrare nel club, adesso vuole trasformarsi in una legenda vivente, vuole sentirsi superiore, crede che la sua missione sia quella di abbatterli, cancellarli, ridicolizzarli, sostituirli.